Lo stop alle immagini violente nell’App Store e il caso Grand Theft Auto V

Pare che Apple abbia iniziato a richiedere agli sviluppatori di rimuovere dalle schede delle app sull’App Store immagini non adatte ai bambini. Si tratta in realtà dell’applicazione di una regola già presente nelle Linee Guida dell’azienda che indica come “Applicazioni con icone, screenshot e anteprime non conformi alla fascia di età 4+ saranno respinte” durante la fase di approvazione. Una regola andata finora ignorata, che Apple sembra invece decisa a fare applicare, soprattutto nel settore dei videogiochi, dove game con indicazione 12+ spesso presentano schermate promozionali di contenuto violento o diseducativo facilmente accessibili anche a bambini più piccoli che navighino nello store alla ricerca di applicazioni.

Dopo la creazione della categoria “Bambini”, con regole particolarmente stringenti, l’azienda di Copertino cerca così di rendere il proprio store un ambiente sempre più kids friendly e di mantenere la propria leadership nel target famiglie. Qualcuno ha fatto notare come l’applicazione delle Guidelines relativamente alla rappresentazione della violenza e di contenuti non appropriati (ad esempio, nudità e riferimenti sessuali) da parte di Apple non sia sempre coerente e, soprattutto, non venga applicata allo stesso modo per app, libri e musica distribuiti tramite iTunes. 

Come genitori, resta da chiedersi se sia il caso di lasciare il proprio figlio libero di esplorare uno store di contenuti online. Uno store in cui c’è di tutto, come in una classica biblioteca, dove si possono ovviamente incontrare libri dal contenuto violento, immagini con riferimenti sessuali e testi caratterizzati da linguaggio scurrile. Forse, anche in questo caso, prima di creare “sezioni proibite” o procedere con le censure, occorrerebbe regolamentare in modo complessivo il mercato dei contenuti digitali, a partire dai videogiochi. I bambini vengono esposti regolarmente a contenuti non appropriati nel momento in cui entrano in un qualunque negozio di videogame, dove espositori e cover mostrano tranquillamente pubblicità di giochi vietati ai minori. Non esiste inoltre una normativa che vieti di vendere prodotti 18+ ai minorenni dato che il PEGI indica solamente l’età consigliata.
E, in ultima analisi, serve sempre il controllo dei genitori: se lascio un dispositivo connesso alla rete nelle mani di un bambino di 8 anni dovrei sempre essere consapevole di ciò a cui è esposto, così come dovrei sapere cosa sto acquistando se mi chiede di avere in regalo per il suo compleanno Grand Theft Auto V. La deputata Ilaria Capua, su segnalazione allarmata di una mamma, ha portato all’attenzione del Governo proprio il caso GTA. Speriamo che sia l’occasione non per inutili censure, ma per un approccio complessivo ai contenuti digitali che includa anche un piano di educazione digitale per i genitori. L’ignoranza non è più concessa.