Braid, giocando con il tempo

Braid. Sviluppatore: Number None Inc. Anno: 2008 Piattaforma: Xbox 360, Windows, Mac OS X, Linux, PlayStation 3 Lingua: Italiano, Inglese Prezzo: 8,99 € su Steam

Tim è un omino piccino in giacca e cravatta dall’aria seriosa e un po’ triste. Si muove all’interno di un mondo pittorico dai colori accesi popolato da creature buffe, inseguendo il suo obiettivo: salvare una principessa dal mostro che la tiene prigioniera.

La storia del nostro protagonista ci viene raccontata tramite i suoi ricordi in modo affatto scontato, e la leggiamo nei testi dei libricini che andiamo a sfogliare via via che il gioco procede: testi a volte criptici che in qualche modo suggeriscono gli indizi che dovrebbero aiutarci a comprendere chi è Tim e quali sono i motivi della sua avventura.

In realtà nulla è chiaro né scontato, e molte sono le interpretazioni fornite all’intreccio narrativo creato dal game designer Jonathan Blow. Si può immaginare che il percorso di Tim e il finale della sua storia siano una metafora di un qualche vissuto personale dell’autore, ma non è dato sapere se celino un qualche rimpianto per una storia d’amore mai vissuta, o il rimorso per un errore commesso e al quale non è mai stato posto rimedio o, ancora, se la princpessa e il tentativo di salvarla siano semplicemente il simbolo di un obiettivo che in realtà non può essere raggiunto.

In tutti i casi, ciò che appare evidente via via che si procede nel gioco è che ogni dettaglio e ogni elemento inserito da Blow in questa deliziosa avventura hanno un senso e un perché e nulla è lasciato al caso.

In un primo momento Braid sembra l’ennesimo puzzle platformer in 2D ispirato a Super Mario, con piattaforme sulle quali arrampicarsi, nemici buffi su cui saltare per acchiappare oggetti che diversamente sarebbero irraggiungibili e malefiche piantine carnivore che ritmicamente fanno capolino da tubi che spuntano dal terreno.

E in realtà è vero: questo capolavoro di Blow richiama volutamente le imprese dell’idraulico più famoso del mondo dei videogiochi. Tuttavia, in un secondo momento ecco che ci viene rivelata la sorpresa: la meccanica su cui si basa Braid dà al giocatore la possibilità di riavvolgere il tempo, e riportare al loro stato precedente tutti gli oggetti e gli elementi presenti nella schermata di gioco in cui ci stiamo muovendo.

In questo modo è possibile non solo rimediare agli errori commessi, tornando letteralmente sui nostri passi laddove abbiamo fallito, ma è anche possibile sfruttare il rewind per esempio per uscire da vicoli ciechi in cui ci siamo infilati per recuperare e collezionare le tessere dei puzzle che dobbiamo completare al fine di arrivare alla conclusione – bellissima e struggente – della strana storia di Tim.

Ma non è tutto, perché ciascuno dei sei mondi in cui è articolato Braid presenta una diversa variante della meccanica di base, ovvero di volta in volta ci viene data la possiblità di manipolare il tempo in modi e con elementi diversi. Questo richiede di comprendere la novità introdotta e imparare a sfruttarla in modo adeguato per risolvere gli enigmi in cui ci imbattiamo lungo il nostro percorso.

Per i giocatori più piccolini alcuni enigmi di questo gioco bello e coinvolgente potranno forse risultare un po’difficili, e sicuramente sfuggirà loro la complessità del messaggio morale che Braid vuole trasmetterci. Per tale motivo è possibile che questo titolo venga apprezzato maggiormente dai ragazzini un po’ più grandicelli, che sapranno cogliere le metafore create da Blow e gestire in modo appropriato la meccanica della manipolazione del tempo, affrontando così con destrezza anche le sfide più impegnative.