Anna dai capelli rossi: “Chiamatemi Anna”
Chiamatemi Anna. Titolo originale: Anne, poi Anne with an ‘E’. Regia: vari. Casa di produzione: Northwood Entertainment. Distributore internazionale: Netflix. Anno: 2017. Paese di produzione: Canada. Durata: prima serie (7 episodi da 45 min).
Di cosa tratta
Netflix, la piattaforma di contenuti streaming on demand attiva in Italia da ottobre 2015, nella sua rosa di serie tv originali recupera una pietra miliare dell’immaginario infantile dei nati nel secolo scorso e propone la serie tv “Chiamatemi Anna”.
Liberamente tratta dall’appassionante romanzo Anna di Green Gables della canadese Lucy Maud Montgomery (grande successo editoriale datato 1908, fedelmente trasposto nel cartone animato giapponese Anna dai capelli rossi, in Italia dal 1980), la serie va oltre l’esito di libro e cartone animato, sviluppandone la trama, arricchendone il sistema dei personaggi e aprendosi a sviluppi narrativi imprevisti.
Nella serie tv emerge una dimensione più tormentata della protagonista, che viene rappresentata per come effettivamente doveva essere un’orfana dei primi del Novecento: una bambina alle soglie della pubertà duramente messa alla prova dai primi 11 anni della propria vita, trascorsi tra case di famiglie indigenti che la sfruttavano come forza lavoro e squallidi orfanatrofi dove si consumavano tristi episodi di bullismo nell’indifferenza degli educatori.
Quando Anna Shirley arriva a Green Gables, adottata dai due anziani fratelli Marilla e Matthew Cuthbert, è sì l’orfanella sognante e loquace che avevamo conosciuto nel romanzo della Montgomery e nell’anime giapponese, ma frequenti flashback rivelano episodi inquietanti e traumatici della sua breve esistenza, togliendo romanticismo alla figura di Anna e rendendola in queste pillole più simile a un eroe dickensiano.
Ci piace perché…
Ambientata nella Nuova Scozia, la serie tv Anna di Green Gables ha il pregio di una fotografia di grande effetto: l’acqua è una presenza importante in questa regione del Canada ed è spesso protagonista del paesaggio incontaminato che fa da sfondo alla storia, così come le scogliere sull’Oceano Atlantico, le linde fattorie, i campi coltivati e l’architettura coloniale. Ricostruiti con minuzia anche gli interni delle abitazioni per ricreare lo stile di vita dell’epoca, fatto di cucine che oggi troverebbero giusta dimora su Pinterest, salotti dove si sorseggia tè in tazze di porcellana, severe scuole di campagna e chiese piene di fedeli domenicali vestiti a festa.
E’ però nella sigla della serie che il manierismo dell’immagine prende definitivamente il sopravvento, in un vero capolavoro di grafica, in cui l’eterea figura della protagonista diventa quasi una silhouette preraffaellita (per scoprire come è stata realizzata leggi La magia dietro la sorprendente sigla di ‘Anne With an E’).
Tra flashback e sviluppi della trama imprevisti (soprattutto per chi, come noi, ha letto e riletto il romanzo originale) si arriva alla fine della prima serie, con i due fratelli Marilla e Matthew in pieno dissesto economico e la non più piccola Anna pronta a prendersi cura di loro, ma anche a incappare in due scaltri truffatori.
Perfetta per chi…
… forse non lo dovremmo scrivere, ma questa serie è perfetta per chi non ha mai conosciuto Anna dai capelli rossi. Troppo diverse infatti le aspettative di chi l’ha frequentata e amata tra romanzo e cartone animato, desideroso forse di ritrovarla ancora una volta uguale a se stessa, anche nel format televisivo. L’Anna piena di immaginazione, fantasia e buon umore che abbiamo conosciuto in passato si dissolve in questa versione, lasciando spazio a un personaggio più sfaccettato e complesso, più moderno ma decisamente meno ricco d’incanto.