Dilili a Parigi: una fiaba animata per bambini contro il razzismo e la misoginia
Dilili a Parigi: un viaggio nella Francia della Belle Époque per una storia di bellezza e cultura contro gli stereotipi
Dilili a Parigi (disponibile a pagamento su iTunes e YouTube) è il titolo dell’ultimo film d’animazione del regista francese Michel Ocelot, già famoso per alcuni titoli come Principi e Principesse, Kirikù e la strega Karabà e Azur e Asmar. In questa nuova avventura animata seguiremo le vicende di Dilili, una bambina di etnia Canachi che, insieme all’amico Orel, indagherà riguardo alcuni misteriosi rapimenti di donne e bambine. Il tutto, come suggerisce il titolo, si svolge nella stupefacente città di Parigi durante la Belle Époque. Fin qui la trama potrebbe apparire semplice e lineare, dandoci l’idea di un film per bambini legato al mistero e all’investigazione. Invece Dilili a Parigi, che nel 2019 ha vinto il Premio César come Miglior Film d’Animazione, è molto di più e va a toccare alcuni temi attuali e delicati presentandoli al pubblico dei più piccoli.
Scopriamo fin dall’inizio del film che Dilili è una bambina scappata, a fine Ottocento, dalla Nuova Caledonia, possedimento francese nell’Oceano Pacifico. La bambina, infatti, è figlia di una canaque e di un padre francese e per questo era emarginata nel suo Paese d’origine perché “troppo chiara”, citando le parole del film. Arrivata a Parigi, nonostante la sua istruzione e la sua perfetta conoscenza della lingua, le persone continuano a guardarla in modo strano perché qui Dilili è “troppo scura”.
La giovane protagonista e il factotum Orel decidono di scoprire di più riguardo una serie di rapimenti di donne e bambine che si stanno verificando nella capitale francese. Questo darà modo ai protagonisti di esplorare Parigi, i suoi colori e le sue innovazioni, in uno dei periodi più affascinanti della storia: la Belle Époque. Dilili e Orel, per scoprire i colpevoli, incontreranno i protagonisti più famosi del fermento culturale dell’epoca: da Monet a Picasso, da Marie Curie a Marcel Proust, da Valentin Le Desossé a Sara Bernhardt, da Toulouse Lautrec a Gustave Eiffel. I personaggi scopriranno che le ragazze vengono rapite da un gruppo di uomini che si fa chiamare Maschi Maestri e che, reagendo alla crescente presenza femminile nel mondo della scienza e della cultura, imprigiona le vittime per ricordare quello che dovrebbe essere il loro ruolo e il loro posto nella società: essere subordinate all’uomo.
A conclusione di questa poetica fiaba per bambini fatta di colori (e purtroppo anche ombre), Dilili e Orel, insieme ai loro amici, riusciranno ad aiutare le ragazze rapite a liberarsi e smaschereranno i terribili soprusi dei Maschi Maestri.
Una storia che unisce una speciale tecnica d’animazione al tema del razzismo e della misoginia
Per chi ha già visto film d’animazione come Kirikù e la strega Karabà e Azur e Asmar, Dilili a Parigi risulterà familiare, perché il regista Michel Ocelot ripropone anche in questa sua ultima fatica artistica il suo particolarissimo stile d’animazione, osando ulteriormente nella resa delle ambientazioni del film e di Parigi. Dilili a Parigi, infatti, utilizza, accanto all’animazione più classica, sfondi reali e non animati che derivano da fotografie realizzate negli stessi luoghi del film. Questo porta ad un utilizzo molto limitato delle tecnologie 3d per ricreare sfondi e ambienti e ci immerge in modo quanto mai reale e “tangibile” nelle meraviglie di Parigi.
Questa animazione fatta di esplosioni di colori e vivacità si lega alle ombre e a tonalità più scure e torbide. Dilili a Parigi è infatti un prodotto d’animazione per bambini che parla di due temi importanti: il razzismo e la misoginia. Entrambi sono rapportabili a Dilili, la protagonista principale. La giovane, infatti, sperimenta in prima persona cosa voglia dire essere emarginata, disprezzata ed insultata a causa del colore della propria pelle. È per questo motivo che Dilili scappa dal Paese dove è nata ed è per questo stesso motivo che a Parigi riceve sguardi di disapprovazione e viene tacciata di essere sporca e diversa da alcuni personaggi.
Accanto a questo tema, attuale ora come all’epoca, si aggiunge quello molto forte, e poco trattato in film per bambini, della violenza sulle donne. I Maschi Maestri rapiscono donne e bambine, le conducono nel buio dell’intricato sistema fognario parigino e lì le spogliano dei loro vestiti, le fanno coprire totalmente di nero e le “ri-educano” secondo quello che per loro è l’unico comportamento che devono tenere le donne: camminare a quattro zampe, non parlare e non dare dell’occhio, e fungere da mero oggetto per gli uomini, che sia una sedia, un tavolino da caffè o altro. Dilili, nel corso della trama, verrà catturata ma riuscirà a fuggire e, insieme a Orel e agli altri illustri amici incontrati per Parigi, troverà un modo per salvare le altre ragazze e incastrare i Maschi Maestri.
Si tratta di tematiche molto forti, ma che non vengono rese in questo film in maniera spinta o violenta. Dilili a Parigi, infatti, è un film d’animazione impostato come se fosse una fiaba contemporanea per bambini, ricca di ripetizioni (soprattutto nei dialoghi) e dal ritmo lento; queste tematiche, benché molto delicate, sono rese in modo diretto, vero e non “romanzato” eppure perfettamente in linea per essere presentate in un prodotto per bambini.
Una delle parti che sottolineo perché, secondo me, carica di ulteriori significati è quella relativa al salvataggio delle ragazze rapite. L’operazione viene organizzata tramite l’utilizzo di un immenso dirigibile e i personaggi affermano che, data la mole del dirigibile, se le giovani vorranno salvarsi e far sì che il veicolo riesca a volare dovranno anche loro pedalare. Una conferma che per liberarsi dagli stereotipi e dai pregiudizi sono soprattutto le donne a dover fare la propria parte.
Consigliamo Dilili a Parigi se cercate un film per parlare di violenza contro le donne ai bambini
Dilili a Parigi è un ottimo film se cercate un prodotto per parlare ai bambini di alcuni temi come il razzismo, la misoginia e la violenza sulle donne (e sulle bambine). Il lungometraggio ha la potenza visiva e narrativa di una fiaba, elemento che non rende Dilili a Parigi didascalico o forzatamente educativo; tutti i vari pezzi della trama si completano a vicenda per creare una storia coinvolgente e che lascia dei messaggi importanti. Dilili a Parigi però non tocca solo queste tematiche ed è molto interessante anche per esplorare le novità della Belle Époque in diversi ambiti: dalla pittura alla danza, dalla letteratura alle scienze. Un modo per far “incontrare” ai più piccoli, esattamente come fa Dilili, alcune grandi e rivoluzionarie personalità, stringendo la mano a Renoir, Camille Claudel, Pasteur e molti altri.