YouTube: nuove regole per tutelare i bambini
Secondo una recente ricerca di Common Sense Media, cresce il tempo che i minori trascorrono guardando video in rete. E mentre YouTube diventa la nuova tv per i preadolescenti, aumenta la loro esposizione a contenuti commerciali e all’advertising personalizzato in violazione della loro privacy. Per questo motivo a settembre Google è stato multato dalla Federal Trade Commission e costretto a inserire nuove regole, che dovrebbero entrare in vigore dal prossimo gennaio.
Canali Youtube rivolti ai bambini: arrivano nuove regole
Per quanto riguarda l’esposizione dei bambini a contenuti commerciali e all’advertising personalizzato, i social e le piattaforme online di video e di videogiochi sono stati finora un Far West delle regole. Ufficialmente, in base al COPPA – la legge USA che regolamenta l’uso delle informazioni dei minori online – i grandi colossi digitali non possono raccogliere dati di bambini under 13 senza esplicito assenso dei genitori. Dal momento che raccogliere il consenso delle famiglie sarebbe molto oneroso, Google e tutti gli altri operatori hanno posto come età minima per avere un account i 13 anni (che diventano 14 in Italia con il GDPR). In teoria, quindi, tutti i bambini under 13 dovrebbero navigare su YouTube senza aver effettuato l’accesso ad un account, in modo che non possano essere tracciati i contenuti che hanno visto, non possano mettere like o commentare i video.
Tutto questo in teoria, perché in realtà molti bambini accedono a YouTube con l’account di un genitore oppure con un account personale, dopo aver mentito sulla propria età. In questi anni Google ha blindato l’app di YouTube Kids, pensata per i bambini, ma tramite la sua piattaforma video ha continuato a raccogliere dati di minori, finché lo scorso settembre è stato multato dalla Federal Trade Commission americana per 170 milioni di dollari per violazione della privacy. La società è stata accusata di aver consapevolmente e illegalmente rastrellato dati di giovanissimi utilizzandoli poi a scopo di profitto, per raggiungere un target di minori con pubblicità mirate. Quelle, per intenderci, che propongono a vostro figlio le sue sneakers preferite, perché conoscono i suoi gusti in base al tracciamento dei suoi dati di navigazione e dei video che ha guardato.
A seguito della multa record e dell’accordo raggiunto tra Google e la Federal Trade Commission, dal prossimo gennaio YouTube imporrà nuove regole ai creators – cioè coloro che pubblicano contenuti sulla piattaforma e guadagnano tramite le visualizzazioni. Gli YouTubers saranno tenuti a segnalare i loro canali e i singoli video rivolti a un pubblico di bambini, a cui si applicheranno una serie di restrizioni. In aggiunta, il sistema di intelligenza artificiale della piattaforma identificherà i video che, pur avendo contenuti rivolti ai minori, non siano stati segnalati dai proprietari dei canali. Su tutti i contenuti rivolti agli under 13 non verranno raccolti i dati degli utenti, non ci saranno pubblicità profilate, né la possibilità di lasciare commenti o interagire con gli utenti. Tutto ciò complicherà la vita a molti canali, per i quali la fonte principale di monetizzazione è rappresentata proprio dall’advertising personalizzato.
Cosa vuol dire “made for kids”?
L’applicazione delle nuove regole non è però priva di criticità, come spiega lo stesso YouTube in una nota: “Al momento, le linee guida della FTC richiedono alle piattaforme di trattare come bambini under 13 chiunque stia guardando contenuti rivolti prioritariamente ai bambini. Ma questo non trova riscontro in quello che vediamo accadere su YouTube, dove gli adulti guardano i cartoni animati che amavano durante l’infanzia o gli insegnanti cercano contenuti da condividere con i propri alunni.”
Per questo la piattaforma sta chiedendo alla FTC la possibilità per gli adulti di confermare la propria età, per continuare a vedere video per bambini senza le restrizioni imposte ai minori. Occorre però capire come avverrebbe questa conferma. Il rischio è infatti che, come succede già in fase di iscrizione ai social e ai siti di video sharing, i bambini semplicemente indichino un’età diversa da quella reale, per continuare a poter commentare i video e a mettere like. Esistono inoltre una serie di casi in cui è difficile determinare a quale età il contenuto sia realmente rivolto e se attività tradizionalmente amate dai bambini come i lavoretti, i videogiochi e i video creativi rientrino tutte sotto la categoria “made for kids”.
Insomma, la partita tra Federal Trade Commission e YouTube non è ancora chiusa ed è probabilmente il terreno in cui si confronteranno le legittime esigenze commerciali dei colossi della rete e la tutela dei diritti individuali da parte dello Stato. È qui che si faranno i primi passi per uscire dal Far West e costruire un mondo online capace di tutelare maggiormente la privacy e la sicurezza dei bambini.