I ragazzi non sanno più leggere?
E’ apparso ieri sull’inserto domenicale de Il Corriere della sera (La lettura) un articolo il cui titolo non ci poteva lasciare indifferenti: Spegnete sms e tablet. I ragazzi non sanno leggere, di Cristina Taglietti.
L’allarme arriva dal corpo docente e dai presidi delle scuole superiori italiane, che lamentano come la capacità di lettura degli studenti sia spesso compromessa dall’abitudine a una comunicazione veloce e per immagini. Compromesse risulterebbero anche le loro capacità linguistiche: il vocabolario dei ragazzi si impoverisce progressivamente e la costruzione sintattica delle frasi è sempre più semplificata.
Il problema ovviamente non è solo italiano, in questo gli studenti di tutto il mondo si somigliano. La “metamorfosi” in atto ha trasformato la lettura da attività che richiedeva silenzio, solitudine e continuità a una pratica basata su interruzione e impazienza. Sms, mail e mesaggi su piattaforme social: si scrive e si legge tanto, ma in modo discontinuo e sconnesso.
E’ evidente, anche per chi studia e descrive in termini preoccupati questa evoluzione delle capacità di apprendimento dei più giovani, che indietro non si può tornare. La proposta allora è di una riflessione sui metodi didattici, che tengano conto del profondo cambiamento dei modi di comunicare dei giovani ma che puntino anche al recupero di una diffusa capacità di lettura e di comprensione critica del testo.
Un articolo del genere suggerisce ai genitori di nativi digitali qualche riflessione. Lungi dal demonizzare l’utilizzo dei nuovi mezzi e delle nuove forme di comunicazione, piuttosto orienta a quello che molti genitori che hanno figli in età prescolare già fanno: accostare all’uso del tablet, utile per alcune attività didattiche ma anche per leggere gli ebook, la lettura di libri tradizionali. La lettura di libri cartacei rimane ancora una buona pratica, un’esperienza che ben si accosta a quella degli ebook e all’utilizzo di app educative.
In conclusione, è davvero il caso di spegnere telefoni e tablet o piuttosto è arrivato il momento di elaborare un approccio all’apprendimento che tenga conto dei nuovi supporti di comunicazione e delle modalità di conoscere dei nostri figli?