5 motivi per partecipare ai Coolest Projects
Lo scorso 17 di novembre si è tenuta la seconda edizione di Coolest Projects Milano, contest organizzato da Coderdojo Milano e tappa italiana della manifestazione Coolest Projects International, in cui ragazze e ragazzi di età compresa tra i 7 e i 17 anni hanno presentato progetti originali, realizzati nell’ambito della creatività digitale.
I progetti in competizione erano circa ottanta e i 12 giovani vincitori si sono garantiti la partecipazione al contest internazionale che si terrà a Dublino il prossimo maggio.
Ho avuto l’onore di essere chiamata a far parte della giuria che doveva selezionare i progetti, un’esperienza unica e ben più intensa del previsto. Il gruppo dei giurati ha lavorato infatti senza sosta per confrontarsi con i ragazzi e per ascoltare le loro presentazioni, tentando di cogliere nei pochi minuti a disposizione l’ispirazione, il lavoro e la concretezza di ciascun progetto. Grazie alle diverse provenienze professionali, lo sguardo della giuria (composta da informatici, progettisti ed esperti di marketing e comunicazione) è stato non solo attento, ma anche pronto a una valutazione a tutto tondo.
Oltre al piacere di aver vissuto così da vicino questa particolare manifestazione, ecco alcune impressioni e riflessioni che ho portato a casa.
La tecnologia offre ai bambini nuovi linguaggi per esprimersi
Il contest Coolest Projects propone ai ragazzi di presentare progetti legati alla creatività digitale, suddividendoli in diverse categorie: Scratch (il software di riferimento per la programmazione visuale, nato nel 2006 nel Media Lab del Mit di Boston per sviluppare giochi e animazioni), siti web (che possono essere realizzati utilizzando HTML, CSS e Javascript), videogiochi (ovvero giochi realizzati con qualsiasi linguaggio e tecnologia), hardware (robots, macchine e hack, a base di hardware come Intel Galileo, Raspberry Pi, Arduino per cambiare il mondo fisico usando codice e hardware), applicazioni mobile (che aiutano, informano o intrattengono) ed evolution (per presentare progetti che utilizzano linguaggi avanzati come C ++/Java/etc.).
Con una scelta così vasta, ogni bambino o ragazzo che partecipa al contest può trovare il linguaggio con il quale sentirsi a proprio agio e che meglio gli consenta di concretizzare la propria idea. Chi è più in confidenza con la programmazione, chi adora l’Internet of Things e chi si immagina game designer, per ogni creator c’è un linguaggio o uno strumento versatile in cui riversare creatività in bit. Come afferma Mitch Resnick, uno degli svilupppatori di Scratch, i bambini devono imparare a creare attraverso le tecnologie digitali e non solo a interagire con esse. Nella famosa TED Conference Let’s teach kids to code del 2012, spiega infatti come possano diventare protagonisti di un processo creativo utilizzando nuovi e potenti linguaggi e finire così per crescere anche nella propria autostima.
Progettazione e progettualità sono alla base di tutto
Per partecipare ai Coolest Projects i ragazzi devono innanzitutto aver maturato l’idea di uno strumento o di un’attività in cui la tecnologia giochi un ruolo chiave. Successivamente, però, devono saper dare forma alla loro intuizione e trasformarla in un progetto (passaggio indispensabile, lo dice il titolo stesso del contest!) e, nei migliori dei casi, in una visione di futuro. A volte i partecipanti portano davanti alla giuria un progetto completo, fatto e finito dall’ideazione alla promozione, altre volte portano una bozza che racconta un’idea, altre ancora un prototipo in fase di realizzazione.
In questa seconda edizione milanese, per esempio, abbiamo visto app per gestire la preparazione della cartella la mattina, videogiochi programmati in Scratch funzionanti su diversi livelli di sfida, un’intelligenza artificiale in embrione in grado di apprendere dai propri errori, ma anche una serra per culture idroponiche pronta per essere utilizzata a distanza. Tutti i giurati hanno ammirato la macchina che prefigurava lo smaltimento automatico e diversificato dei rifiuti (sì, c’era ancora molto da fare, ma la sola importanza dell’idea bastava a rendere il progetto meritorio!) ed è stato apprezzato da tutti il modello di un’avveniristica stazione di isole galleggianti, da realizzare in futuro grazie al riciclo delle plastiche raccolte negli oceani per diventare campi coltivabili. Insomma, nell’abbondanza di visioni di questi giovani inventori, ha trovato ampiamente spazio anche la consapevolezza che il nostro pianeta è malato e che proprio a loro toccherà prendersene cura.
Serve anche la capacità di promuovere un progetto
Nel corso degli eventi Coolest Projects ai ragazzi viene chiesto non solo di progettare e dar forma alle proprie idee, ma anche di promuoverle, per diventare venditori delle proprie creazioni e in fondo anche un po’ di se stessi. I partecipanti perorano la propria causa davanti ai giudici, che ascoltano benevoli e puntuali, e successivamente davanti a una telecamera. Certo, l’attuale generazione di bambini e ragazzi ha molte meno remore a esporsi in pubblico di quanto ne avessero le precedenti, ma rimane comunque lo scoglio di strutturare una presentazione e di saperla esporre con efficacia. Per questo, c’è anche chi a supporto del progetto prepara infografiche, cartelloni, volantini e video, come piccoli pubblicitari in erba, e se si lavora in team i ruoli sono presto assegnati.
Ai Coolest Projects si può infatti partecipare da soli o in gruppo. E’ in questo secondo caso che la divisione delle mansioni diventa più evidente, perché ciascun membro del team trova naturalmente la nicchia in cui sentirsi a proprio agio e dare il meglio di sé per la buona riuscita del progetto.
La tecnologia coinvolge genitori e figli
Ai Coolest Projects partecipano bambini e ragazzini, inevitabilmente accompagnanti. Mentirei se non rilevassi che il ruolo di genitori e adulti è spesso fondamentale per avvicinare i bambini alla programmazione e all’utilizzo creativo della tecnologia, ma le modalità con cui ciò avviene sono molto diverse.
I genitori, e in generale gli adulti, possono essere delle guide discrete, che incentivano un’attitudine per la tecnologia o ne condividono la passione. In questo modo la realizzazione di un coolest project può diventare anche terreno di incontro e dialogo tra generazioni, un modo alternativo per educare e crescere.
Al contrario, con un atteggiamento eccessivamente proattivo, un adulto può finire per risultare “ingombrante”, sia al fine di un giudizio obiettivo del progetto in gara sia al fine di una spontanea e autentica adesione dei bambini al contest. Insomma, gli adulti sono benvenuti ai Coolest Projects, ma devono essere disposti a fare un passo indietro e lasciare che i bambini siano i veri protagonisti.
Un’atmosfera piena di creatività e ingegno ricarica le pile
Ai Coolest Projects i ragazzi vivono un’esperienza nuova, molto diversa da quelle scolastiche e quotidiane. Innanzitutto, l’adesione all’iniziativa è spontanea. Nella maggior parte dei casi chi si iscrive è fortemente motivato e spesso fa già parte di una comunità (come un CoderDojo locale o una famiglia di “smanettoni”) che vede nel coding e nella tecnologia un costruttivo passatempo e una competenza utile per il futuro.
Il giorno dell’evento si respira molta eccitazione. I ragazzi sono giustamente emozionati, sia di dover mostrare in pubblico ciò su cui hanno lavorato con mani e cervello per settimane e a volte mesi, sia dalle aspettative per l’esito del contest. In palio ci sono un viaggio e un’esperienza che amplificherà ciò che già stanno vivendo con slancio e titubanza: se vincono ad aspettarli ci saranno un paese straniero (l’Irlanda) e sfide più difficili, ma anche un’avventura dal sapore internazionale.
Per un adulto stare in mezzo a tutto questo ha ovviamente un effetto rigenerante: in un ruolo più da gregario che da capofila, riuscirà a intravedere il futuro e gli sembrerà po’ meno grigio di come lo immaginava la sera prima.