Bett Show 2019: aule connesse e inclusive, realtà virtuale e Byod
Il Bett, la più grande fiera europea sulla didattica, la tecnologia e l’innovazione, si è tenuta a Londra a fine gennaio, come ogni anno. Ecco qualche numero per capire le dimensioni di un evento molto partecipato da aziende, insegnanti, dirigenti e scuole di tutto il mondo: nel 2019 si sono rgistrate più di 800 aziende leader nel campo dell’Education Technology, 103 nuove start-up di edtech, oltre 34.000 partecipanti e 136 Paesi rappresentati.
Se si vuole conoscere la temperatura dell’innovazione tecnologica educativa si deve passare da qui. La manifestazione non è solo una esposizione di materiali e soluzioni ed-tech per la scuola, ma anche un’occasione per presentare esperienze e progetti, che hanno promosso il successo formativo degli studenti. Nell’enorme centro dell’Excel di Londra sono stati allestiti centinaia di stand e anche due arene e un teatro, dove ascoltare speech di importanti esponenti del mondo educativo internazionale, ma anche di docenti coraggiosi, che si sono impegnati in progetti ambiziosi di innovazione e inclusione.
Molti spazi sono dedicati agli arredi e agli ambienti innovativi: tutti prevedono naturalmente flessibilità nell’uso dello spazio, attrezzature dedicate agli studenti che possono usare tecnologie personali e tecnologie fornite dalla scuola.
Quali sono le novità osservate al Bett 2019?
Vedere contemporaneamente e in pochi giorni la maggior parte delle tecnologie didattiche innovative prodotte negli ultimi quindici anni è di per sé un’esperienza coinvolgente e stimolante, a tratti faticosa. Nonostante non abbia visto nulla di nuovo, mi ha sorpreso quanto siano state migliorate le modalità di accesso a molti servizi, quanta attenzione si sia sviluppata sull’integrazione di app diverse, in ambienti creati per le classi e come divengano sempre più raffinate le esperienze di fruizione e condivisione in aula. La direzione presa è quella di una continua personalizzazione dei percorsi di apprendimento integrati dal digitale, all’insegna del Byod.
Robotica educativa
La robotica educativa continua ad essere presente, con un potenziamento anche degli elementi accessori, che ricordano molto i giochi di una volta. Le Bee-Bot sono robot a forma di ape, usate dalla scuola materna alla primaria: sono in grado di memorizzare una serie di comandi base e muoversi su un percorso stabilito da comandi registrati. Alla fiera le apette sono comparse dotate di vari travestimenti, un po’ come i vestiti delle Barbie, che le rendono personalizzabili in base alla storia, da rappresentare lungo il percorso.
Realtà virtuale e aumentata
La realtà virtuale e la realtà aumentata diventano sempre più raffinate, ma allo stesso tempo più accessibile e personalizzabile: Google Expeditions (Esplorazioni) è un’app per la didattica immersiva, che consente agli insegnanti e agli studenti di esplorare il mondo. Esiste almeno da tre anni, ma ora è disponibile in dieci lingue e ci sono più di 900 tour di realtà virtuale (VR) e 100 tour di realtà aumentata (AR). Si può nuotare con gli squali, viaggiare nello spazio cosmico, trasformare la scuola in un museo e fare molto senza abbandonare lo spazio dell’aula. Si possono creare percorsi personalizzati di ambienti virtuali, nei quali gli studenti possono muoversi.
DSA e inclusione scolastica
Molte le applicazioni integrate che favoriscono l’inclusione scolastica (molte gratuite), con attenzioni particolari verso gli studenti stranieri e quelli con DSA; numerosi anche i progetti su questo tema presentati nell’arena e nel teatro del Bett.
Microsoft per esempio promuove il pacchetto Learning Tools per One note, per supportare i processi di lettura e di scrittura. Il testo viene codificato in diretta in varie lingue e mostrato in modalità karaoke, i concetti sono trasformati in immagini ed è possibile ascoltarlo, vederlo suddiviso in sillabe, aumentare automaticamente la spaziatura tra righe e lettere.
Anche Read & Write, estensione di Google, consente di usare la sintesi vocale gratuita, focalizzare l’attenzione del lettore su alcune parti del testo, oscurandone un’altra parte, evidenziare e molto altro.
Connettere, condividere e includere: non solo Byod
L’attenzione delle aziende sembra orientata a proporre attività didattiche e strumenti tecnologici, che mescolino sempre analogico e digitale, non solo per coinvolgere maggiormente quei docenti più restii ad intraprendere percorsi innovativi, senza una rete di sicurezza analogica, ma anche per ribadire che le tecnologie possono ibridarsi senza alcuna difficoltà, anzi potenziandosi reciprocamente. Condividere documenti e collaborare in modalità sincrona o asincrona, assegnare compiti personalizzati, promuovere autovalutazione e autonomia: questo sembra l’orientamento di Google, Microsoft, Apple e
Vivitek.
Apple ha finalmente reso disponibili anche in italiano dei preziosi manualetti dal titolo “Everyone can create”, con centinaia di attività per sviluppare la creatività: lavorare con i video, le fotografie, la musica, il disegno. Microsoft invece propone attività complete di prototipi, per usare Excel non più come semplice foglio elettronico, ma come strumento di rilevazione, di raccolta dati da parte degli studenti e di rielaborazione grafica connettendolo a sensori e simulatori, durante esperimenti guidati dagli studenti stessi.
Non solo tecnologie, ma anche storytelling educativo
Anche i racconti e la condivisione di esperienze e progetti internazionali sono stati protagonisti dell’evento londinese. Tra gli speech più emozionanti che ho ascoltato, ne segnalo tre:
- Mitch Resnick, il creatore di Scratch, il più famoso programma e ambiente per la programmazione a blocchi, ha presentato alcune novità davanti ad un pubblico folto ed entusiasta. Ha rinforzato il messaggio lanciato due anni fa dal suo libro sulle 4 P dell’apprendimento: Projects, Peers, Passion, Play.
- Una appassionata scienziata spaziale dislessica, Maggie Aderin-Pocock, ha raccontato quanto la sua dislessia si sia trasformata, grazie a quelli che l’hanno supportata e motivata, da disagio a stimolo per affrontare sfide e percorsi, che non avrebbe mai immaginato.
- Due professori universitari hanno spiegato perché educare gli studenti a diventare degli hacker, evidenziando quanto la conoscenza di come funzioni il web e le connessioni tra dispositivi debbano diventare competenza di base per tutti.
Quali prospettive nella scuola italiana
Non è vero che qui non succede nulla: molte scuole italiane e diversi docenti (e Dirigenti scolastici) innovatori e innovatrici lavorano alacremente e con perseveranza, per costruire innovazione nelle loro aule ogni giorno. Guardare fuori dai confini nazionali però è fondamentale per almeno due motivi: capire quali errori e quali attenzioni possiamo avere, prendendo esempio da chi ha cominciato prima di noi; confrontarsi con esperienze e progetti sviluppati su questioni sociali e culturali apparentemente lontane, ma che potrebbero diventare presto attuali anche qui. Mettiamo insieme passato e presente, e andiamo avanti. Verso il Bett 2020: le iscrizioni sono già aperte.