Quando le serie tv raccontano la sessualità agli adolescenti

Sessualità e serie tv: Sex Education
Una scena della serie tv Sex Education (Netflix)

Di fronte alla complessità abbiamo due strade. Possiamo chiudere gli occhi e fantasticare sulla realtà che vorremmo vedere oppure aprirli e fare i conti con ciò che ci troviamo di fronte. In un caso, nel primo, ci accontenteremo delle spiegazioni semplici, banali, tante volte superficiali, purché non mettano in discussione il nostro punto di vista. Nel secondo caso andremo alla ricerca della complessità e della provocazione. Cercheremo quella lettura che magari ci fa saltare sulla sedia ma che proprio per questo ci obbliga a cambiare posizione.

Sessualità e adolescenti: mettersi in ascolto

Se ora mettiamo la parola sessualità al posto di complessità ci troviamo di fronte alle due strade sopra delineate. Seguendo la prima via possiamo pensare che il tema della sessualità debba rimanere sotto traccia, che non parlarne, a casa come a scuola, faccia il bene dei ragazzi perché si tratta di questioni delicate e che tutto questo rumore attorno alle tematiche LGBT, ai vari pride e all’identità di genere sia soltanto il frutto di una moda. Oppure decidiamo di imboccare la seconda via, quella più scomoda in cui ci mettiamo in ascolto dei ragazzi e delle loro storie. Qui, seguiremo quest’ultima strada.

Come si informano i ragazzi

Parlando del rapporto che i ragazzi nati nel nuovo millennio hanno con la sessualità ci sono due dati riportati in una ricerca del 2017 (Censis) che per me sono significativi. Il primo è relativo al livello di informazione che i ragazzi, un campione 1000 ragazzi tra i 12 e i 24 anni, ritengono di avere su temi riguardanti la sessualità. Solo il 15,3% si ritiene molto informato mentre il 66,3% lo è abbastanza e il 18,4% poco. Questo dato, che potrebbe anche essere letti positivamente guardando il solito bicchiere mezzo pieno, mostra tutti i suoi limiti quando entriamo nel tema della prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili. Prendendo solo i ragazzi che hanno già avuto un rapporto sessuale completo (la media del primo rapporto è attorno ai 17 anni) emerge che (solo) il 74,5% di loro è stato attento a proteggersi da infezioni e malattie. Peccato che tra i metodi preventivi i ragazzi e le ragazze abbiano indicato oltre al profilattico anche la pillola anticoncezionale, il coito interrotto, la pillola del giorno dopo e l’evitare i rapporti durante i giorni a rischio di gravidanza. Insomma, metodi che certamente non sono preventivi per le malattie sessualmente trasmissibili.

Il secondo dato, sempre proveniente da questa ricerca, è relativo alle fonti di informazione. Dove si informano la maggioranza dei ragazzi? In famiglia? No. A scuola? No. Con professionisti della salute? No. La faccio breve, la maggioranza dei ragazzi prende informazioni dai media. Può piacerci o meno, qui torniamo alle due strade da cui siamo partiti, ma la realtà è che il ruolo dei vari media a disposizione dei ragazzi nel fornire informazioni su tematiche inerenti la sessualità è oggi piuttosto importante. Tra l’altro, la ricerca è del 2017 e quindi antecedente alla pandemia che ci ha chiuso in casa costringendoci, tra le altre cose, a cambiare abitudini. Ci sono buoni motivi per pensare che questi dati siano oggi ancora più alti visto il maggiore tempo trascorso tra mira domestiche.

Teen Drama, le serie tv per gli adolescenti parlano di sesso

Fatta questa necessaria premessa, mi soffermerò ora sulle serie tv e in particolare sui teen drama, ovvero quelle storie che hanno come target di riferimento gli adolescenti. I temi inerenti la sessualità, espressi in vari modi e forme, sono spesso al centro di queste narrazioni. Da poco è uscita l’ultima stagione di Sex Education, che già nel titolo evoca le questioni che affronterà, ma ci sono anche Skam Italia, We Are Who We Are, Elite, Non ho mai, Atypical… l’elenco è lunghissimo e non sarei in grado di farne uno completo. D’altronde una serie che si rivolge ai ragazzi difficilmente non parla di una tematica così centrale per la loro vita. Lo fa in modi diversi, ovvio. In alcuni casi è il punto centrale attorno a cui ruotano le storie, in altre è più o meno marginale. Possono poi esserci serie che mostrano scene di sesso più esplicito e che fanno affrontare ai personaggi queste tematiche in maniera molto diretta. Oppure no, ci si sofferma sulla dimensione più relazionale senza che ci si corichi sul letto accanto ai protagonisti. Ancora, ci sono delle serie che puntano dritte al tema dell’identità di genere facendo risuonare in chi guarda domande piuttosto importanti e significative. Potrei andare avanti a lungo parlando dei modi con cui le varie serie tv che si rivolgono ai giovani affrontano il tema della sessualità, ma il punto non cambierebbe. Questi contenuti parlano di sesso. E ai ragazzi piacciono anche per questo motivo. 

Dobbiamo come adulti esserne spaventati?

Pensare magari, come a volte capita di leggere, che il guardare una serie in cui dei ragazzi hanno un orientamento bisessuale influenzi il proprio figlio o figlia deviandoli dal loro naturale percorso? No, direi che siamo fuori strada. Questi contenuti ci dicono innanzitutto che i ragazzi vivono in un mondo che è molto più complesso di quello in cui sono cresciuti molti adulti. Questo sarebbe già un ottimo motivo per guardare alcuni di questi contenuti. Per i ragazzi, parlare di omosessualità e bisessualità, piuttosto che di identità di genere e identità non binarie, non è un tabù. I ragazzi si confrontano con questi argomenti tutti i giorni, a scuola, nello sport, sui social network… ovviamente lo faranno in modo differente a seconda dell’età e di tante altre variabili che però sono indipendenti dalle serie tv. Questo avviene perché il tema della sessualità, pensiamoci, non può che essere sempre presente nei ragazzi. E aggiungo, per fortuna!  Per questo lo ritroviamo nelle serie tv che se da un lato raccontano il loro mondo dall’altro li aiutano anche a formarlo, a costruirlo.

Il ruolo degli adulti

Su quest’ultimo punto troviamo il ruolo fondamentale di noi adulti. Non tutto va sempre bene. Sembra scontato da dire, ma non lo è. Una serie che a me è piaciuta tantissimo come We Are Who We Are non è assolutamente adatta a un ragazzino di 12 anni che non capirebbe la profonda crisi che sta vivendo il protagonista. Così come anche Elite, che personalmente mi è piaciuta meno per il modo un po’ troppo superficiale con cui entra su queste tematiche. Bellissima è invece a mio avviso Skam Italia, ma anche qui può essere compresa da ragazzi un po’ più formati. Il ruolo dell’adulto, soprattutto negli anni della preadolescenza, è quindi fondamentale per aiutare i ragazzi e le ragazze nella scelta dei contenuti da guardare. Ma dai 14 anni in su lo è molto meno e, anzi, sarebbe il caso che genitori e insegnanti prendessero spunto da queste serie per poter parlare con maggiore libertà insieme ai ragazzi di queste tematiche. Sarebbe un’occasione di crescita per tutti.

In conclusione, pensare che siano le serie tv a influenzare i ragazzi è non solo sbagliato ma anche pericoloso. Evita a noi adulti di prenderci le nostre responsabilità puntando il dito contro un contenuto che però non fa altro che offrire ai ragazzi una chiave di lettura a questioni con cui già si confrontano. Perché il tema, spero si sia capito, è proprio questo. Possiamo decidere di vederlo, ascoltando i ragazzi e non lasciandoli soli a scoprire la loro sessualità. Oppure chiudere gli occhi e continuare a immaginare il mondo che vorremmo, cercando le letture che ci soddisfano e seguendo chi non ci mette mai in discussione. La scelta è nostra.