A che età dare lo smartphone ai bambini? Considerazioni, opportunità e controindicazioni
“A che età devo dare lo smartphone a mio figlio?”
La domanda è chiara e diretta e meriterebbe una risposta altrettanto precisa.
Purtroppo, ho una brutta notizia: in educazione, perché è di questo che stiamo parlando, è pressoché impossibile, se non addirittura scorretto, indicare un’età universale per fare certe esperienze.
Non c’è l’età giusta per imparare a camminare o per togliere il pannolino; ci sono bambini che iniziano a leggere e scrivere prima di andare a scuola e altri che imparano dopo qualche mese dall’ingresso della scuola primaria.
Ecco, proprio ripensando alla nostra storia di genitori, nessuno ci dirà mai il giorno, mese e anno preciso in cui è giusto fare determinate esperienze, ma tutti noi abbiamo ben in mente quando un bambino viene spinto a fare qualcosa troppo presto oppure quando è troppo tardi.
Anche con i device digitali funziona così: dovremmo evitare di dare uno smartphone ai nostri figli quando è troppo presto, quando non hanno le capacità cognitive ed emotive per gestire uno strumento complesso. Non stiamo parlando di un cellulare con cui posso solo telefonare, ma di qualcosa che in un click mi mette in contatto e in relazione con un universo di informazioni e persone: con il mondo.
D’altra parte evitiamo anche di far fare questa esperienza troppo tardi: lo smartphone non è il demonio, vietarlo a oltranza non fa che renderlo un oggetto ambito e attraente, ma soprattutto non insegna ai nostri figli ad utilizzarlo in modo responsabile.
In ogni caso per i puristi del divieto a oltranza, ricordiamo che non di solo smartphone -proprio- vivono e si connettono i bambini e i ragazzi: attenzione anche per i più piccoli all’uso che fanno del nostro cellulare, delle consolle con cui possono collegarsi ad altre persone, dei giochi on line che prevedono ad esempio chat di gruppo.
“Sì, ma quindi quando posso dare uno smartphone a mio figlio?”
La risposta migliore non è un numero che indica un’età, ma è “quando gli serve”.
Passa del tempo da solo? Inizia a sperimentare da solo percorsi da casa a scuola oppure all’attività sportiva?
Quando i nostri figli iniziano a godere di una certa autonomia, possiamo considerare opportuno che abbiano a disposizione uno smartphone.
Difficilmente questo avviene negli anni della scuola primaria, quindi ha poco senso dare uno smartphone a un bambino di quell’età e può esporlo davvero a molti rischi che non ha le capacità di fronteggiare.
“Ma gliel’ha regalato il nonno, la cugina, lo zio per Natale, Cresima o Comunione”
Si inizia lo “spannolinamento” quando il bambino dà segnali di essere pronto e avere il controllo sfinterico, non perché l’ha deciso la nonna o l’hanno deciso altri parenti: allo stesso modo ricordate che la decisione di dare uno smartphone a vostro figlio non deve essere subita e fatta da altri, ma spetta solamente a voi.
Qualsiasi età decidiate come opportuna state facendo una scelta, che deve essere rispettata da tutti.
“Ma mi dice che ce l’hanno tutti!”
Ce l’hanno tutti o lo fanno tutti non è mai stato un buon motivo educativo per fare un’esperienza: non si compra il cellulare ai propri figli perché sono gli unici a non averlo.
Tuttavia, questa è una frase che ci dovrebbe spingere a dialogare con altri genitori: “per crescere un bambino ci vuole un villaggio” dice un proverbio e in un villaggio globale il confronto con altri che stanno attraversando la nostra esperienza può aiutarci, supportarci, chiarire le nostre idee e vedere altri punti di vista.
Con l’ingresso alla secondaria di primo grado “ce l’hanno tutti” è una frase che ci può aiutare a comprendere come lo smartphone per i nostri ragazzi abbia una funzione di supporto alle relazioni sociali e di supporto all’autonomia nelle comunicazioni e negli spostamenti: mettersi d’accordo per un’uscita, comunicare un ritardo dei mezzi di trasporto, chiedere da soli i compiti ai compagni se si è stati ammalati o si ha un dubbio.
“Quindi alla fine glielo compriamo?”
La decisione di mettere nelle mani dei nostri figli l’ultimo o il penultimo modello di smartphone non pone termine al nostro ruolo educativo, ma significa iniziare con loro un percorso.
La fase della pre-adolescenza è un periodo per costruire legami, non per mettere barriere.
Quelli delle ‘scuole medie’ sono anni in cui per i ragazzi è fondamentale:
- dialogare con i genitori sul rispetto per sé e per gli altri online e offline,
- imparare a gestire la propria identità online e la privacy,
- essere aiutati a gestire i propri tempi di utilizzo dei device,
- passare gradualmente da regole date dai genitori a regole autonome.
Valutate quindi dagli 11/12 ai 13/14 anni (circa, perché ribadiamo ancora una volta che nessuno meglio di voi conosce i propri figli) l’utilizzo di uno smartphone, di cui ricordiamoci (e ricordiamolo anche ai figli) che il titolare del contratto siamo noi genitori.
Sarà uno strumento senza social network, perché ci sono vincoli di età per iscriversi che vanno rispettati sia e perché il mondo dei Social è complesso anche per un adulto, ancora di più per un preadolescente che fatica a valutare le conseguenze delle proprie azioni.
Sarà un device che controllerete: per controllo non dobbiamo intendere la consultazione di soppiatto del cellulare dei nostri figli per scoprire cosa postano e per sapere tutto ciò che non ci dicono, ma significa condividere la gestione di uno strumento, affiancare e accompagnare. In una parola: esserci.
Nessun controllo potrà mai sostituire il dialogo e la presenza, che resteranno anche quando i nostri figli saranno adulti.