Cosa imparare da un videogame come Assassin’s Creed
Si può utilizzare un videogame mainstream per imparare qualcosa? Certamente. E se questo videogame fosse classificato Pegi 18, vale a dire consigliato ad adulti di 18 anni e oltre? Lo potrei utilizzare anche con un adolescente? La risposta è: dipende dal videogioco, dalla forma mentis del videogiocatore e dal contesto in cui ci troviamo (a casa oppure a scuola). Ma procediamo con ordine.
Personalmente ritengo corretto il fatto di considerare il Pegi come un utile consiglio ma non come un divieto. Questo perché credo fortemente nell’intelligenza dei giovani e soprattutto nell’importanza assoluta di un contesto familiare sicuro e amorevole (che non significa eccessivamente autorevole e iperprotettivo). Là dove esiste questo fondamentale prerequisito ritengo che non ci siano problemi nella fruizione da parte di un minore (non di un bambino di 8 o 9 anni, ma di un adolescente di 14 o 15) di alcuni videogame Pegi18 come ad esempio Assassin’s Creed.
Dato che, sebbene molti non se ne rendano conto o non lo vogliano ammettere, recenti studi di settore hanno evidenziato che l’età media del videogiocatore è di 30 anni, questi videogiochi potrebbero essere un ulteriore punto di incontro tra generazioni. Un genitore potrebbe videogiocare ad Assassin’s Creed insieme al proprio figlio? Assolutamente sì, non solo per momenti di divertimento ma anche per rivedere insieme la storia.
Dico e sostengo a gran voce queste cose perché organizzo eventi culturali e laboratori inerenti il mondo dei videogame dal 2010 ed in questi anni ho avuto occasione di confrontarmi con tante famiglie. Ho perso il conto delle volte in cui le mamme sono venute a raccontarmi di come i figli abbiano cominciato ad interessarsi maggiormente alla storia (e alla storia dell’arte) proprio dopo aver giocato ad Assassin’s Creed.
Ma sono altrettanti i casi in cui ho parlato con adulti che mi hanno rivelato di aver riscoperto una certa curiosità nei confronti della storia dopo aver vissuto le avventure di Altair, Ezio Auditore da Firenze e i loro confratelli Assassini.
Sia chiara una cosa: la serie Assassin’s Creed non ha la pretesa di insegnare la storia vera, ma si rivela comunque un ottimo “anello di congiunzione”, quel mezzo che può incuriosire e stimolare il fruitore (giovane o adulto) ad andare ad approfondire certe tematiche e certi accadimenti. Per chi non lo sapesse si tratta di una saga videoludica pubblicata a partire dal 2007 su tutte le più importanti piattaforme di gioco (console e Pc): sullo sfondo di uno scontro secolare tra Templari ed Assassini, la sua principale caratteristica è quella di essere ambientata in diverse epoche storiche (dalla Terza Crociata al Rinascimento, dal Colonialismo Americano passando per la Rivoluzione Francese e altro ancora), prendendo spunto da fatti realmente accaduti e personaggi realmente esistiti per dare vita a quella intrigante finzione narrativa tipica di ogni buon romanzo o film storico. In particolare da Assassin’s Creed II ambientato nell’Italia rinascimentale di fine del 1400, questa serie ha saputo far parlare di sé in vari modi e in ambiti differenti.
Porto avanti dei progetti di gioco ed approfondimento storico nelle biblioteche di Milano ed interland (compreso il carcere di massima sicurezza di Milano-Opera) ma non sono l’unico: nel 2012 il Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano ha realizzato (in collaborazione con Game Art Gallery e Ubisoft) una mostra chiamata Assassin’s Creed Art (R)Evolution che –lo stesso anno- ha poi toccato altre città italiane; nel 2014 è stata la prestigiosa Villa Bottini di Pisa a trasformarsi nella “villa degli Assassini” mentre nel 2015 l’isola di San Servolo di Venezia ha ospitato un convegno ed una mostra artistica.
Credo sia inoltre interessante citare il caso del liceo linguistico e scienze umane ‘Isabella d’Este’ di Tivoli (Roma) in cui una professoressa di storia e filosofia ha utilizzato Assassin’s Creed Unity come strumento di insegnamento per gli alunni di quarta superiore. Intervistata dall’Ansa la docente ha dichiarato che “a ispirarci è stato il successo presso gli alunni dei capitoli precedenti. Molti di loro avevano tratto interesse per il Rinascimento o le Crociate grazie al gioco, così la riposta a questa iniziativa è stata entusiasmante”.
Che dire poi del turismo videoludico scatenatosi dopo l’arrivo di Assassi’s Creed? Un esempio concreto è il caso di un ragazzo americano che ha diffuso sul web i video dei suoi viaggiin giro per il mondo alla scoperta dei luoghi in cui è ambientato il gioco. Provate a fare un giro a Monteriggioni, piccolo e splendido paese medievale nella provincia di Siena in cui ha sede la base degli Assassini (in Assassin’s Creed II) e chiedete in giro quante persone (italiane e non) sono venute a visitare il borgo dopo l’uscita del gioco.
In conclusione con questo articolo il mio obiettivo non è mettere in buona luce Assassin’s Creed. In realtà cerco di andare oltre e spero di allargare gli orizzonti del lettore, aiutandolo a comprendere che un videogioco – sebbene mainstream e Pegi18 – non debba essere visto come un prodotto incapace di andare al di là dell’intrattenimento fine a se stesso. È purtroppo vero che da un punto di vista pubblicitario gli editori di videogame spesso si limitano ad ingolosire un pubblico giovane e/o facilmente impressionabile attraverso campagne di marketing aggressivo (dati alla mano, non è un caso che il budget destinato alla promozione di alcuni videogame talvolta superi il costo dello sviluppo del gioco stesso).
Ma la vita ci insegna che solo imparando ad andare oltre le apparenze si scoprono orizzonti meravigliosi.