Contenuti non adatti alla sua età: cosa fare se un figlio li trova o li cerca
La Rete è un luogo ricco di opportunità, ma anche di possibilità per i minori di imbattersi in contenuti o immagini non appropriate: cosa dobbiamo fare se nostro figlio incontra in rete video pornografici, immagini di abusi o violenza, maltrattamenti di animali, incitamento all’odio, pregiudizi di genere e razza, siti pro anoressia e bulimia o semplicemente contenuti o immagini non adeguati alla sua età e alle sue competenze cognitive ed emotive?
Il nostro intervento educativo sarà differente se parliamo di un bambino piccolo oppure di un ragazzo preadolescente o adolescente.
Inoltre dobbiamo distinguere se il contenuto è stato intercettato casualmente o è stato ricercato intenzionalmente.
Bambini molto piccoli e contenuti inadeguati
Recentemente ha destato molto stupore la notizia che diversi cartoni animati presenti su YouTube e perfino su YouTube Kids in realtà siano varianti potenzialmente traumatiche o volgari dei cartoni originali.
Dal dibattito che ne è scaturito, molto genitori hanno riferito che, pur avendo impostato blocchi e filtri, i propri figli hanno visualizzato immagini non adatte a loro.
Partiamo da un presupposto: un bambino piccolo è interessato a vedere il suo cartone preferito e non altro.
Da piccolissimi la navigazione dovrebbe avvenire con l’accompagnamento del genitore, condividendo la visione o stando fisicamente vicino al bambino, nello stesso ambiente. In una situazione simile, nel momento in cui parte un video non adatto all’età del bambino, il genitore interviene tempestivamente, spiega con semplici parole “No, questo non è per bambini” e aiuta il figlio a cercare il contenuto che desidera realmente.
Questi semplici gesti e parole danno al bambino un esempio e insegnano una strada da percorrere: con ogni probabilità, di fronte ad una situazione analoga, non appena sentirà che la voce del doppiatore non è quella dei suoi personaggi del cuore, ripeterà “no, questo non va bene” e chiuderà il video.
Nessun filtro o blocco, può sostituire il nostro stare vicino, accompagnare, dare l’esempio.
Quando i bambini crescono: educare all’autonomia e responsabilità
Possiamo impostare filtri e blocchi, ma se il nostro obiettivo è crescere persone autonome e responsabili, dobbiamo insegnare ai ragazzi che hanno armi di difesa preventiva in rete:
- “Se frequento ambienti sicuri, ho meno possibilità di trovare cose non adatte a me. Se mento sulla mia età di nascita per iscrivermi a un social o per utilizzare un videogioco, posso aspettarmi di trovarmi in un luogo in cui incontrerò immagini e contenuti non adatti a me, ma a persone più grandi.”
- “Se anche sono stato attento, ma ho visto qualcosa che mi ha dato fastidio o imbarazzato, se quello che ho letto mi crea disagio o mi spaventa, ne parlo con un adulto di cui mi fido.” Poi però quando il ragazzo arriva da noi, noi adulti dobbiamo esserci, frenando il nostro smarrimento o la tentazione di accusare e incalzare con domande, ma offrendo il nostro supporto concreto per ascoltare, parlare, spiegare e rassicurare circa ciò che è stato letto o visto.
- “Hai incontrato un contenuto violento o inappropriato? Ricordati che puoi, anzi dovresti proprio segnalarlo!” Insegniamo ai ragazzi a segnalare ciò che non dovrebbe stare in Rete. Ogni social, motore di ricerca, forum o instant chat ha la sua modalità per permetterci di fermare contenuti inadeguati o che violano la legge: informiamoci, magari insieme ai ragazzi, su come si fa. E facciamolo.
Quando il contenuto non adatto è stato ricercato in modo volontario
Se scoprite che vostro figlio o vostra figlia ha guardato un video pornografico, ha cercato in rete informazioni riguardo alla sessualità, cogliete l’occasione per parlarne con lui o lei in modo aperto e chiaro. Trasformatelo in un momento di educazione all’affettività e alla sessualità e di reale prevenzione.
Specialmente durante la pre-adolescenza, se possibile una mamma con la propria figlia, un papà con un figlio, affrontate direttamente l’argomento: “Ho trovato questo nella cronologia del computer, tablet o smartphone. Capisco il tuo interesse perché anche io ho avuto la tua età e so cosa provi, ma è qualcosa di così importante che desidero che tu sappia che ne puoi parlare con me.”
La curiosità è assolutamente normale in un momento in cui il proprio corpo sta cambiando, si provano nuove emozioni e sensazioni e si è alla ricerca della propria identità. Ma i ragazzi devono essere informati che la pornografia non nasce come contenuto informativo ed educativo, ma è un prodotto eccitante, che può generare un’immagine della sessualità distorta, quando addirittura non intrisa di violenza e prevaricazione, ricca di stereotipi e donne considerate oggetto, performance e corpi che creano aspettative irreali; inoltre le informazioni che circolano in rete circa rapporti sessuali, gravidanza e contraccezione sono spesso incomplete, fuorvianti, poco attendibili.
Una richiesta d’aiuto, un’occasione di dialogo
Nel momento in cui mi accorgo che mio figlio o mia figlia ha ricercato contenuti o immagini non adeguati alla sua età, pornografici oppure violenti o incitanti a comportamenti pericolosi per sé o per gli altri, è assolutamente normale che come genitore mi senta confuso, spaventato o arrabbiato, ma è l’occasione per aprire un dialogo e considerare ciò che si è scoperto come un’opportunità per conoscere meglio i bisogni dei nostri ragazzi e compiere dei passi per sostenerli concretamente.
Un preadolescente o un adolescente medio è perfettamente in grado di non lasciare traccia nella cronologia dei siti che ha navigato: se troviamo qualcosa di non appropriato, consideriamolo come una richiesta di aiuto.
In ogni caso, ricordiamo sempre che nessun controllo può sostituire la relazione e il dialogo con i nostri figli.