Bambini piccoli e smartphone: giusto limitarne l’uso?
Qualche secolo fa, l’imperatore Federico II di Svevia (1194 – 1250) volle fare un esperimento piuttosto curioso (e violento). Voleva scoprire quale fosse la lingua originale parlata dai bambini. Prese allora un gruppo di neonati e ordinò che venissero allevati senza l’utilizzo del linguaggio. Le madri e le balie dovevano dare da mangiare ai bambini e tenerli puliti, ma non potevano mai parlare con i piccoli e restare a giocare con loro. In pratica, a questi cuccioli d’uomo era proibita la relazione. Federico II sperava che, in assenza di contatto con la lingua, i neonati cominciassero a parlare la lingua originale dell’essere umano. L’esperimento finì molto male perché i piccoli, a poco a poco, cominciarono ad ammalarsi e morirono. Senza parola e senza relazione il cucciolo d’uomo non diventa umano. Questa fu la scoperta dell’Imperatore.
L’importanza del gioco libero
I bambini di oggi non sono certo quelli vissuti al tempo di Federico II. Una cosa però è rimasta uguale: la centralità della relazione nella formazione di un essere umano. Fin da piccolissimi, attraverso lo sguardo, i tentativi di verbalizzazione e di movimento, i neonati cercano la relazione instaurando un gioco con l’adulto. Gioco che, col passare del tempo, diventa sempre più organizzato e strutturato. Il gioco per il bambino è una cosa molto seria, non un divertimento o qualcosa da portare avanti nel tempo libero. Attraverso il gioco il bambino dà forma al mondo che lo circonda ed è per questo che un bambino non deve mai essere privato del gioco. Giocando il bambino esplora la realtà che lo circonda, mette alla prova i suoi pensieri e le sue fantasie, impara a costruire significati e delle relazioni.
Lasciateli giocare almeno 2 ore al giorno!
Curiosamente, alcuni pediatri statunitensi all’interno della rivista dell’American Academy of Pediatrics, si sono sentiti in dovere di prescrivere il gioco libero nei primi due anni di vita dei bambini. Consiglio senza dubbio originale. Ma davvero c’era bisogno di una simile prescrizione?
Secondo gli esperti sì. Vari studi e osservazioni sembrano infatti suggerirei che i bambini giocano sempre meno all’aria aperta e preferiscono intrattenersi con dispositivi digitali invece che con altri esseri umani. App, ebook, video, cartoni… capita sempre più spesso di vedere bambini che, anche al parco, restano seduti sul passeggino a guardare qualche cartone. Oppure, li troviamo intenti a giocare a un videogame o, ancora, immobili di fronte alla televisione. Tutto questo, è bene ribadirlo, già da prima dei due anni.
Le tecnologie digitali limitano l’esperienza del gioco di un bambino?
Manfred Spitzer, nel suo libro Solitudine digitale, analizza l’effetto che le nuove tecnologie hanno sull’infanzia. Spitzer è uno psichiatra molto severo nei confronti del digitale, dobbiamo dirlo, ma il suo libro fa certamente riflettere. Nel capitolo dedicato all’infanzia cita alcuni studi che mettono in rilievo quanto sia importante, per il bambino, afferrare gli oggetti, metterli in bocca, manipolarli, farli scomparire. La stessa comprensione della realtà, così come lo sviluppo del pensiero, devono passare per questo esercizio che non è mai stato messo in discussione da nessuna ricerca.
Passare una mano su un oggetto, afferrarlo, metterlo in bocca, sentirne il peso e metterlo in relazione con altri oggetti costituisce un esercizio fondamentale per il bambino. Al contrario, afferma Spitzer, uno schermo piatto fa fare al bambino un’esperienza del mondo piuttosto limitata. Lo stesso discorso vale per il gioco che è molto più completo, complesso e articolato quando è portato avanti di persona, magari con altri bambini, piuttosto che su uno smartphone.
Nei primi anni di vita limitiamo l’uso di dispositivi digitali
Nei primi anni di vita, quindi, è bene che l’esperienza digitale venga limitata il più possibile. Soprattutto, facciamo in modo che i bambini non associno a esperienze quotidiane l’utilizzo di dispositivi digitali. Ad esempio mangiare con lo smartphone di fronte, andare in bagno con il tablet, addormentarsi con i video di YouTube. Diamogli l’opportunità di conoscere la noia e mettiamolo nelle condizioni di riempirla con i suoi giochi e la sua fantasia. Tra l’alto, è bene sottolinearlo, questo discorso non vale solo per il digitale ma per tutti i giocattoli in generale. Da piccoli i bambini hanno bisogno di molto poco: una corda, una pinza, una bottiglia vuota. I genitori, spesso, si lamentano dicendo che i figli hanno la camera piena di giochi che non usano. Benissimo, questa è la strada da seguire. Lasciamoli liberi di inventare, non saturiamo la loro fantasia con app giocattoli vari.
Tornando al digitale, però, è inutile nascondersi. La maggioranza dei genitori infatti concede ai figli di passare del tempo di fronte a tablet e televisione per poter aver un momento di tranquillità. Magari prima di cena, oppure durante un viaggio in macchina o ancora quando vanno al ristorante. Lo dico senza giudizio. Chiunque abbia un figlio piccolo conosce perfettamente il potere ipnotico che questi strumenti hanno nel placare i bambini. Gli stessi bambini, nelle loro richieste, possono diventare piuttosto pedanti. Non importa.
Il più possibile, soprattutto nei primi anni di vita, è bene che il loro tempo non venga saturato da immagini. Al massimo, ma qui dipende dalle capacità del singolo genitore, si può usare il tablet per giocare con il bambino o per leggere insieme un ebook. Sempre senza esagerare, però. Un bel libro cartaceo, stando agli studi di Spitzer, rende il momento della lettura più ricco e interattivo di un ebook, perché lascia la fantasia più libera di correre.