Tutti allenatori con Pokémon Go, ma occhio alla privacy
Pokémon Go. Sviluppatore: Niantic, Inc e Pokémon. Requisiti: richiede iOS 8.0 o versioni successive. Compatibile con iPhone, iPad e iPod touch. È necessario Android 4.4 o versioni successive. Lingue: italiano e molte altre. Prezzo: gratis, con acquisti in-app
Pokémon GO, la prima app lanciata da Nintendo, è un videogioco basato su funzionalità strettamente legate al mondo mobile: realtà aumentata, geolocalizzazione e mappe di Google sono infatti indispensabili a questo titolo, che attraverso lo schermo dello smartphone popola il mondo reale dei suoi fantasiosi animaletti; a chi scarica il gioco, spetterà il compito di scovarli nelle località circostanti e catturarli con lo scopo di aumentare il proprio “livello Allenatore” nonché punteggio in classifica.
Facilissima da utilizzare, l’app Pokémon Go si è da subito messa in luce in tutto il mondo sia per i suoi aspetti positivi, come lo stimolo ad uscire di casa per cercare nuovi PokeStops e Pokemon Gyms, sia per quelli considerati negativi, come le questioni legate alla privacy e agli acquisti in-app.
In effetti, avvenuto il download dell’app, per cominciare a giocare viene richiesta una registrazione per la creazione di un account e di un avatar. Per chi è maggiore di 13 anni non ci sono problemi a procedere, mentre per chi è minore Nintendo applica una tutela supplementare della privacy (che è possibile trovare anche nelle Impostazioni dell’applicazione, aggiornate al 1° luglio). Conformemente a quanto stabilito dalla Children’s Online Privacy Protection Act (“COPPA” – Legge sulla tutela della privacy online dei bambini) l’app richiede il consenso verificabile dei genitori all’utilizzo da parte del bambino e dà informazioni su come l’app raccoglie, usa e divulga le informazioni personali raccolte.
Se la registrazione è andata a buon fine sullo schermo dell’app viene visualizzato l‘avatar (che ovviamente è personalizzabile) posizionato nel luogo esatto in cui vi trovate. Sulla mappa si localizzano anche gli eventuali Pokémon che si trovano nelle vicinanze e, sempre che ce ne siano di recensiti, i cosiddetti Pokéstop, ovvero delle località reali come parchi, biblioteche, piazze ecc., sulla cui storia e peculiarità potrete ottenere informazioni e che, se raggiunti, regaleranno strumenti utili al gioco. Sempre sulla mappa, si visualizzeranno le Pokégyms, le palestre in cui, dopo aver superato il 5° livello Allenatore, potrete fare veri e propri scontri con i Pokémon catturati incontrando altri giocatori.
E’ in questa fase del gioco che l’app chiede di entrare a far parte di una squadra, dando la possibilità di scegliere la stessa dei propri amici o una diversa, per depositare uno alla volta i Pokémon catturati presso palestre aperte oppure presso palestre dove altri membri della stessa squadra hanno lasciato uno dei loro Pokémon. Ed è questo un punto delicato dell’app per quanto riguarda la privacy e i potenziali rischi che potrebbero riguardare i minori: i membri della squadra a cui si prende parte potrebbero infatti essere degli sconosciuti e quindi va valutata l’opportunità di condividere informazioni personali. Come ha infatti prontamente rilevato l’associazione italiana Telefono Azzurro, “la realtà aumentata e la geolocalizzazione, che costituiscono i principi fondamentali del gioco, rischiano di esporre i piccoli giocatori a non pochi pericoli, primo fra tutti l’adescamento da parte di adulti malintenzionati”. In effetti, la posizione dei giocatori è tracciata e nota agli altri utilizzatori dell’app nei luoghi deputati agli scontri, indipendentemente che siano adulti o bambini.
Ma torniamo all’app. Come si cattura un Pokémon? Quando è nei paraggi la fotocamera dello smarphone si accende e attiva la realtà aumentata: sarà allora che vedrete il mostriciattolo ambientato nel posto in cui vi trovate e lo potrete catturare utilizzando una Pokéball, per vederlo comparire nel vostro Pokédex. Per chi decide di velocizzare il tutto, è possibile mediante gli acquisti in-app comprare tool e Pokéball aggiuntivi, anche se è doveroso sottolineare che l’esperienza di gioco rimane piacevole e coinvolgente anche senza spendere nulla.
Uno degli aspetti positivi che è stato subito evidenziato dell’app è lo stimolo ad uscire di casa per andare incontro alle opportunità di gioco ma anche alla scoperta di località prima ignorate, benché alcune zone siano drasticamente povere di PokeStops e Pokemon Gyms, parte integrante del gameplay dell’app. Come la stessa Nintendo avvisa, per essere politically correct, è sconsigliabile usare l’app mentre si va in bicicletta, si guida e nelle situazioni in cui non ci si può distrarre. Raccomandazioni che sembrano banali, ma che servono, soprattutto se a giocare sono bambini che per inseguire un Pokémon potrebbero finire per allontanarsi troppo dal gruppo di amici o dai genitori.
Alla fine, quindi, che giudizio diamo all’app Pokémon Go?
Di certo si tratta di un’esperienza di gioco coinvolgente per una fascia d’età molto ampia, ben congegnata e con funzionalità interessanti proprio perché non rinchiude i giocatori in casa ma li porta nel mondo esterno, per esplorarlo e guardarlo -perché no?- da un differente punto di vista. Si tratta, per dirla con Ezra Klein, del primo uso massivo di realtà aumentata. Su questo aspetto le opinioni sono divergenti, c’è chi coglie l’opportunità come positiva e chi la vive come un ulteriore e pericoloso allontanamento dalla dimensione del reale. Noi abbiamo sperimentato l’app e ci siamo divertiti, nonostante un game play che può essere arricchito, certo rimangono le perplessità sul fatto che un bambino possa essere facilmente localizzato da uno sconosciuto che si trova non lontano da lui (considerando però che la funzione StreetPass della console portatile Nintendo 3DS offre qualcosa di molto simile). Per questo servono i moniti ai genitori, per tenere alta l’attenzione. Rileviamo infine che l’app per funzionare ha bisogno di molta energia, quindi attenti a non ritrovarvi con il cellulare spento durante la caccia.