“Storytellers”: un progetto di lettura a distanza per bambini

Cantastorie senior dotati di iPad, bambini che hanno voglia di ascoltare una fiaba e la chiedono attraverso una “campana delle storie” che si prende in prestito in biblioteca.  Ecco Storytellers, un progetto di lettura a distanza, cui i più piccoli possono iscriversi con il controllo, o meglio con il coinvolgimento, dei genitori.

Ce lo descrive l’ideatrice Laura Boffi, interaction e service designer italiana, che insegna all’Università di Ferrara ed è ricercatrice presso il CIID (Copenhagen Institute of Interaction Design).

In cosa consiste Storytellers?

«Il progetto Storytellers (ovvero “Raccontastorie”) è un servizio delle biblioteche che unisce una comunità di lettori adulti con i bambini e le loro famiglie per momenti di lettura a distanza. I bambini usano il robot Storybell (ovvero “Campana delle storie”) per comunicare con gli adulti che vogliono leggere per loro, la Storybell trasmette la lettura degli adulti e proietta sulle pareti le immagini della storia che si sta leggendo. La comunicazione è sincrona e bidirezionale affinché seniors e bambini possano realmente interagire durante la loro sessione di lettura».

 

In che modo coinvolge le famiglie e i bambini?

«Il bambino può prendere in prestito in biblioteca una Storybell da portare a casa e iscriversi al servizio con l’aiuto di mamma e papà. Quando il bambino ha voglia di ascoltare una storia, può prendere la Storybell dalla maniglia ad anello e farla suonare come una campana. Quando suona la campana una richiesta di lettura giunge a tutti i lettori disponibili, sui propri iPad;  il primo che risponde potrà iniziare a parlare al bambino. La comunicazione è bidirezionale e sincrona, come un telefono! Questo perché voglio che seniors e bambini possano parlarsi veramente e interagire, mentre la storia viene raccontata e commentata insieme. Attraverso l’applicazione dei genitori, mamma e papà possono conoscere l’identità degli Storytellers e controllare l’attività dei loro bambini sulla piattaforma. I genitori possono anche ascoltare i momenti di lettura in tempo reale secondo una modalità di solo ascolto. Il progetto vuole incentivare le relazioni intergenerazionali affinché ne traggano beneficio reciproco tutte le generazioni coinvolte: adulti, bambini e giovani genitori. Il progetto ha come scopo quello di promuovere un ecosistema di comunità che si basi sull’aspirazione degli adulti ad essere utili alla società dopo il pensionamento e di creare qualcosa di buono per le giovani generazioni; sul bisogno dei bambini di ascoltare storie e di legarsi a persone di età differenti per il loro sviluppo psicologico; sul bisogno di aiuto nell’educare e badare ai figli da parte dei giovani genitori. Insomma, intende fare in modo che ci sia una situazione “win-win-win” (una situazione in cui tutti traggono vantaggio, ndr)».

In quale fase di sviluppo si trova attualmente il progetto?

«Al momento sto sviluppando il concept, ovvero l’idea e seguo un approccio “People Centred Design”, ovvero un processo di progettazione centrato sulle persone. Per questo motivo, proprio in queste settimane, sto organizzando la mia ricerca sul campo con genitori, bambini, seniors, biblioteche e scrittori. Con uno scrittore professionista ad esempio investigherò come creare storie originali per lo Storybell: come cambia la scrittura e le illustrazioni se la storia è pensata fin dall’inizio per la fruizione con lo Storybell? In seguito alla ricerca sul campo inizierò la fase di co-creazione con le stesse persone e presenterò loro prototipi molto grezzi affinché li possano ripensare e fornirmi dei feedback genuini. Ad esempio, molti dei miei prototipi non svilupperanno pienamente la parte tecnologica, alcuni funzioneranno quel minimo indispensabile affinché la persona possa vivere l’esperienza del servizio come se fosse a pieno regime. È quello il compito del designer: permettere momenti di “experience prototyping” che possano restituire feedback e aprire nuove opportunità alla progettazione, attraverso i commenti e gli usi personali che adotteranno le persone (appropriazioni tecnologiche). In questo momento sto reclutando i miei partecipanti: genitori con bimbi (3-6 anni), seniors, attori, scrittori e anche biblioteche in cui poter fare workshop con bambini ed anziani. Sto anche reclutando sponsor che possano supportare il progetto, che è un investimento personale. Makeblock (azienda cinese di robot educativi) è il mio primo entusiasta sponsor ed ha fornito un robottino con cui posso costruire i miei prototipi per il progetto».


Storytellers è anche un modo innovativo per promuovere il racconto come lettura e scrittura, in un’era in cui scriviamo e leggiamo solo sulle chat?

«Il progetto non si pone come una critica alle chat. Lo scopo è quello di creare delle relazioni intergenerazionali che siano positive per tutte le generazioni coinvolte. Per questo prima parlavo di win-win-win situation: vincono i seniors, vincono i genitori e vincono i bambini.  Vorrei che la tecnologia supportasse le persone a creare dei rapporti tangibili, quindi dopo un po’ di letture remote mi auguro che il genitori telefoni allo storyteller del cuore per sapere come sta e fare due chiacchiere. Anzi, ancora meglio, che si conoscano su Skype o dal vivo. Ma quella rimane una dinamica umana, che deve nascere spontaneamente».