App per bambini e privacy
Da oggi ha efficacia negli Stati Uniti una nuova legge federale che impone limitazioni per la raccolta di informazioni da parte di app e siti che si rivolgono a bambini al di sotto dei 13 anni. Si tratta di norme che vanno ad integrare il COPPA, Children’s Online Privacy Protection Act, a tutela della privacy dei minori online. L’atto fa seguito alle polemiche per gli acquisti in-app, che ha portato Apple a rimborsare una serie di genitori per acquisti non autorizzati effettuati da minori, ma anche allo scandalo che ha coinvolto l’anno scorso il social network Path in seguito alla raccolta di foto, localizzazione e messaggi di 3mila utenti sotto i 13 anni.
In base alla nuova legge i produttori di applicazioni per bambini dovranno richiedere l’autorizzazione da parte dei genitori per raccogliere informazioni dai device mobili e saranno costretti a pubblicare la privacy policy indicando quali dati vengono raccolti. Secondo un reportage del Wall Street Journal la maggior parte delle applicazioni indirizzate ai bambini – 28 delle 40 testate – raccolgono direttamente oppure attraverso soggetti terzi informazioni sensibili come l’ID del telefono, l’email di riferimento, le altre app scaricate sul dispositivo, il provider di connessione. Si tratta di dati che gli sviluppatori possono usare a scopi commerciali per analizzare il comportamento degli utenti e capire per esempio quali prodotti in-app possono proporre. In base al nuovo regolamento saranno considerate app per bambini quelle che per contenuti e personaggi animati sono di appeal per l’infanzia.
Le nuove regole non vietano acquisti o pubblicità in-app, ma potrebbero creare problemi agli sviluppatori che prevedono modelli di business di questo genere, dato che la raccolta di informazioni sul comportamento degli utenti permette la proposta di promozioni personalizzate, che vengono vendute alle aziende ad un prezzo maggiore. Si tratta però di un primo doveroso passo verso una regolamentazione di un settore che vede i genitori poco informati su quali siano effettivamente i dati sensibili raccolti dalle aziende. Un’incertezza che genera paure e diffidenza e rischia di danneggiare l’intero mercato delle applicazioni per bambini.