Anonimato in Rete: perché piace ai ragazzi e cosa rischiano
Qualche anno fa tutti i genitori di ragazzi con un’età compresa tra i 10 e i 16 anni conoscevano il social network ask.fm. Non solo, ne erano terrorizzati. Ask è un social network il cui scopo principale consiste nel rispondere alle domande poste da altri utenti. Più si risponde e più si accumulano consensi e like, fino a diventare, in alcuni casi, veri e propri VIP. Una sorta di gioco dell’obbligo e verità in formato digitale.
Il problema di questo social, però, è che le domande possono essere poste in anonimato. Quindi, se mettiamo insieme l’adolescenza, il gioco dell’obbligo-verità e l’anonimato, capiamo quanto questa piattaforma possa trasformarsi in un campo di gioco molto pericoloso. Le domande si possono trasformare in insulti, accuse, messaggi a sfondo sessuale… Alcune ragazze, prese di mira da “anonimi” su Ask, si sono purtroppo tolte la vita e c’è da scommettere che migliaia di altri adolescenti si sono scottati con questo social.
ThisCrush
Oggi Ask esiste ancora ma i ragazzi di 14 anni non sanno che cosa sia. Al suo posto, però, troviamo altre piattaforme che hanno molte cose in comune con il social con sede in Lettonia. L’ultima arrivata nella vita di molti adolescenti si chiama ThisCrush, che tradotto in italiano sarebbe “questa cotta”. In pratica una piattaforma (non proprio un social network ma collegabile ai propri social) pensata per farsi dire, anche in anonimato, qualsiasi cosa da amici, compagni e follower. Nasce per dichiarare la “propria cotta” senza doversi per forza svelare del tutto e si comprende il perché, una piattaforma del genere, possa incuriosire il mondo degli adolescenti. Ma, come nel caso di Ask, anche qui l’anonimato può creare problemi.
Senza nome e senza corpo
L’aspetto particolare di tutte queste piattaforme, a mio avviso, consiste nella volontarietà di mettersi a disposizione degli anonimi. Mi spiego meglio. Non ci si iscrive a questi social per poter dire in anonimato quello che vogliamo alle altre persone. Purtroppo, per fare questo, non serve l’iscrizione. Basta collegarsi alla pagina ThisCrush di un amico e digitare quello che si vuole. Chi decide di iscriversi lo fa per poter ricevere messaggi da altre persone. In un certo senso si mette alla gogna e lo fa volontariamente.
Il bisogno di conoscere il giudizio degli altri sembra trovare in piattaforme come questa il luogo ideale per esprimersi. Non importa se le cose dette saranno belle o brutte, l’idea di fondo è che solo senza un corpo e senza un nome le persone potranno dire tutta la verità. I ragazzi si espongono per sapere cosa gli altri pensano di loro, non rendendosi conto che non solo non è quello il posto migliore per farselo dire, ma anche che la struttura stessa della piattaforma spinge al gioco più che alla condivisione di sentimenti sinceri.
Ci sono cose che si possono dire solo in anonimato
La pericolosità di piattaforme come questa è evidente. I ragazzi, però, sembrano faticare ad accorgersene. “Ci sono cose– mi racconta una ragazza – che si possono dire di persona e altre tramite messaggio. Certe volte, però, se si vuole essere davvero sinceri, serve l’anonimato”.
Ancora una volta, se ci pensiamo, non c’è nulla di nuovo. Quante persone hanno utilizzato durante la loro adolescenza bigliettini senza firma per dichiarare la “propria cotta” o per far sapere a qualcuno “verità scomode”. Ugualmente, il desiderio di conoscere il giudizio degli altri è sempre esistito e, per alcuni versi, costituisce la base della relazione tra le persone. Il punto non sta qui.
Correzione fraterna
Prendiamo ad esempio un’attività che si chiama “correzione fraterna”. Ci si mette in cerchio e si chiede a tutti i componenti del gruppo di dire quali sono gli aspetti del carattere che una persona deve migliorare. In alcuni casi, per facilitare lo scambio all’interno di gruppi particolarmente resistenti al confronto, si può anche utilizzare l’anonimato (si chiede di scrivere quello che si pensa su un foglietto). In questo caso, però, bisogna stare molto attenti ed evitare che questa modalità diventi un’arma per ferire l’altro. Dalla mia esperienza i risultati sono sempre stati sorprendenti e i ragazzi, certe volte anche con fatica, ne sono sempre usciti arricchiti.
C’è infatti una regola che bisogna aver ben presente: tutte le cose dette devono essere costruttive. Inoltre, per un’attività come questa, sono essenziali due ingredienti: la presenza di un gruppo e un conduttore che conosce le dinamiche di quel gruppo.
Ingredienti che non possono essere presenti su Ask, ThisCrush o su qualsiasi altra piattaforma verrà inventata in futuro. Qui infatti non abbiamo un gruppo di riferimento ma un pubblico di amici, conoscenti e follower. Inoltre, non c’è nessun adulto responsabile in grado di mediare e aiutare i ragazzi a comprendere gli aspetti costruttivi della critica e a eliminare, o almeno limitare, quelli distruttivi.
Senza questi due ingredienti, che come dicevo sono fondamentali, non possono che esserci problemi.
Cosa pensi di me?
Dobbiamo però renderci conto di quanto, ancora una volta, il digitale attraverso le applicazioni che passano dagli smartphone dei ragazzi, intercetti un bisogno che il mondo degli adulti non riesce più tanto a vedere e comprendere. Non si può pensare di eliminare questo bisogno perché è scomodo. Oppure banalizzarlo dicendo ai giovani che non devono preoccuparsi di quello che pensano gli altri. I social, se vogliamo, amplificano questo bisogno e il mondo degli adulti responsabili deve trovare il modo di intercettarlo. A casa, a scuola, nei gruppi educativi e sportivi. Altrimenti, che ci piaccia o no, l’anonimato in rete continuerà a incuriosire i ragazzi che, pur di sapere cosa gli altri pensano davvero di loro, si metteranno a disposizione del pubblico di anonimi.