E se il cyberbullo fosse mio figlio? Quando è lui a fare danni online
Tutti siamo molto preoccupati che nostro figlio/a sia vittima di cyberbullismo. Ma hai mai pensato che potrebbe essere tuo figlio l’autore di prepotenze on line, il cyberbullo della situazione? Come reagiresti se fosse tuo figlio/a a prendere in giro un amico/a oppure a condividere immagini e contenuti inadeguati?
Evitiamo di perdere la bussola e proviamo a orientarci.
Un passo a Nord: verso i paesi freddi per “sbollire”
Per i genitori non è mai facile trovarsi davanti a questa realtà e si provano molte emozioni insieme: il senso di colpa e inadeguatezza per non aver saputo evitare l’accaduto si mischia con l’innato senso di protezione nei confronti del figlio, la rabbia nei suoi confronti e la vergogna per ciò che penseranno gli altri.
Agire sotto l’impulso di tutto queste emozioni non ci aiuta a risolvere il problema. Prima bisogna fermarsi e raffreddare il nostro stato d’animo.
Non insultatelo, non picchiatelo, non umiliatelo. Siamo delusi da un suo comportamento, stiamo cercando di fargli capire che il modo che ha utilizzato per relazionarsi con gli altri è scorretto: se usiamo la violenza verbale o fisica per risolvere la situazione andiamo nella direzione opposta di ciò che vogliamo insegnare.
Un passo a Est: verso oriente, la direzione in cui sorge il Sole, che svela ciò che era nascosto
Abbiamo scoperto un danno on line commesso da nostro figlio/a. Magari ci ha avvisato un altro genitore o convocato la scuola per dircelo: la situazione è lì, alla luce del sole, sotto i nostri occhi:
- “Mio figlio non lo farebbe mai”: far finta che il problema non esista non aiuta a risolverlo. Può succedere che nostro figlio sbagli. È una persona, ed è una persona che sta crescendo: può capitare di commettere errori.
- “Si è fatto influenzare dagli altri”: può essere, ma questo non diminuisce la sua responsabilità, né ci aiuta a risolvere il problema. Anzi purtroppo lo raddoppia: ha commesso un atto riprovevole e in più è facilmente manipolabile.
- “È una ragazzata, aspettiamo che passi”: non è una strategia efficace. Non intervenire ha un costo molto alto: la sofferenza di chi è stato colpito dai gesti di vostro figlio e il disagio di chi ne è stato spettatore. Inoltre non interrompe il comportamento prepotente, ma lo alimenta.
Parlate apertamente con il ragazzo del problema: ditegli che sapete cosa è successo, senza troppi giri di parole. Confrontatevi con le figure educative, insegnanti, educatori, allenatori di vostro figlio per capire meglio la situazione per capire le motivazioni di ciò che è successo. Attenzione: questo non significa giustificare l’azione commessa, ma cercare di conoscere meglio vostro figlio e perché sia arrivato a compiere questa azione. Questo è anche il momento di valutare se avete bisogno dell’aiuto di un esperto.
Un passo a Sud: verso il caldo per sciogliere la situazione
È il momento di riscaldarsi per agire e muoversi per risolvere il problema, compiendo delle azioni concrete. Il nostro intervento deve essere sanzionatorio ed educativo contemporaneamente:
La sanzione per aver offeso, per essere stati leggeri nel condividere materiali inadeguati serve per dare un segnale che quello che è successo è sbagliato e per interrompere l’azione e impedire che riaccada.
- “Hai fatto qualcosa di sbagliato, devi porvi rimedio. Una delle prime cose da fare è rimuovere immediatamente il contenuto che hai postato“: non è semplicemente dare una punizione, ma chiedere una riparazione a ciò che si è fatto.
- “Hai tradito la fiducia che avevamo riposto in te, quindi devi riconquistarla; non hai usato bene uno strumento che ti avevamo affidato, per un certo periodo ne fai a meno“: gli strumenti che i ragazzi hanno a disposizione sono potenti, devono dimostrare di essere sufficientemente responsabili nell’utilizzo.
- “Scusati” possiamo essere tentati a questo punto di far chiedere scusa alla vittima. E’ un passaggio importante, ma deve essere frutto di una sincera riflessione e consapevolezza di aver sbagliato. È un gesto vuoto se forzato e fatto prima di aver compreso gli effetti del proprio comportamento.
Aiutiamo ragazzi a comprendere le conseguenze delle loro azioni:
- “Con il tuo comportamento hai fatto male ha un’altra persona. Chiediti come sta l’altro?” aiutiamo i ragazzi a sviluppare l’empatia.
- “Volevi solo scherzare? In uno scherzo si ride con l’altro” capire che se l’altro non si diverte non è uno scherzo è la base della prevenzione delle prepotenze.
- “Postare e condividere immagini senza autorizzazione, minacciare e insultare non sono solo comportamenti riprovevoli, ma hanno anche implicazioni legali per te e per i tuoi genitori” spieghiamo ai ragazzi anche in rete ci sono delle regole e che violarle ha conseguenze legali.
- “Ti piace l’immagine che emerge di te? Se la nonna o lo zio lo vedessero quella foto, come ti sentiresti? Ti imbarazzerà il contenuto che hai condiviso tra qualche anno?” aiutiamo i ragazzi a capire che ciò che postano non può fare male solo ad altri, ma anche a se stessi: è il nostro biglietto da visita scritto nero su bianco in rete.
Un passo a Ovest: verso il far west, terra di scoperte e conquiste
Intervenire su ciò che è successo è importante nel qui e ora, ma non basta per impedire che si ripeta:
- è il momento di intraprendere un cammino che aiuti nostro figlio/a a sviluppare le proprie competenze in modo positivo, a distinguersi e essere oggetto di attenzione per le risorse che ha;
- è il momento di rivedere il nostro ruolo educativo e fare dei cambiamenti se necessario: siamo stati troppo autorevoli o troppo permissivi? Come possiamo aiutarlo a sviluppare l’empatia e l’intelligenza emotiva? Cosa possiamo fare per aiutarlo a stare bene con se stesso e con gli altri?