DSA: cosa fare, dai dubbi alle certificazioni

Con DSA si indicano i disturbi specifici di apprendimento, ossia difficoltà di lettura, scrittura e calcolo, che possono rendere più arduo il percorso scolastico dei nostri figli, soprattutto se non vengono riconosciuti per tempo. Ma come comportarsi in caso di dubbio?

Segnali di rischio

A causa della grande variabilità osservabile nei processi di apprendimento della letto-scrittura e dell’abilità di calcolo, la diagnosi di DSA non può essere effettuata prima della classe terza della Scuola Primaria. Anche negli anni precedenti, però, è possibile formulare un’indicazione di rischio sulla base di alcuni segnali spia:

  • confusione tra lettere simili dal punto di vista grafico o speculari
  • confusione tra suoni simili
  • omissione, aggiunta o inversione di lettere
  • difficoltà di orientamento spaziale
  • scarsa coordinazione motoria.

Anche se la diagnosi definitiva può essere fatta solo a 8 anni, già dai primi test il bambino potrebbe risultare “a rischio”. Questo permette di intervenire subito con la logopedia e con altri provvedimenti volti a migliorare rispetto alle difficoltà riscontrate.

Diagnosi DSA

Una volta raggiunta l’età minima, ci si può rivolgere alla propria ASL o a neuropsichiatri e psicologi specialisti per effettuare la valutazione. Per conoscere la normativa regionale e sapere quali sono i centri privati autorizzati si può contattare la sede più vicina dei Centri SOS Dislessia, società di Servizi che promuove l’attività clinica, riabilitativa ed educativa a favore dei bambini e degli adulti con dislessia evolutiva, di cui è Direttore Scientifico il Prof. Giacomo Stella.

Quando un genitore riceve la certificazione di DSA per il proprio figlio, deve immediatamente protocollarla in segreteria. È il primo passo per instaurare un dialogo scuola-famiglia efficace e adottare una didattica personalizzata che consenta al bambino di raggiungere il successo scolastico.

Nei colloqui con gli insegnanti il genitore potrà anche farsi affiancare dagli specialisti che hanno effettuato la diagnosi o che seguono il ragazzo. Questo è utile perché si tratta di figure scariche da coinvolgimenti emotivi, che valutano la situazione con il giusto distacco. In alcuni casi si può prendere in considerazione anche la necessità di un tutor o tecnico dell’apprendimento.

Strumenti compensativi e misure dispensative

Strumenti compensativi e misure dispensative sono previsti dalla legge 170/2010 Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico per consentire agli studenti con DSA di esprimere le loro potenzialità. Sono mezzi che “sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria” e vanno indicati nel PDP (Piano Didattico Personalizzato) compilato all’inizio di ogni anno scolastico per ogni alunno con DSA.

Sono un esempio di strumenti compensativi i programmi di videoscrittura dotati di correttore automatico, la sintesi vocale, la calcolatrice. Tra le misure dispensative ci sono le interrogazioni programmate, la concessione di tempi supplementari per l’esecuzione delle prove, l’esenzione dalla lettura ad alta voce o dalla scrittura sotto dettatura.

Strumenti interattivi, mappe e scelta del font: le risorse di redooc.com

Per aiutare bambini e ragazzi discalculici a comprendere i meccanismi alla base delle quattro operazioni Redooc ha sviluppato in collaborazione con Giacomo Stella, ideatore e responsabile scientifico dei centri SOS Dislessia:

Uno strumento compensativo molto utile per aiutare nello studio gli studenti con DSA è la mappa mentale. Su Redooc ce ne sono tante, di italiano e matematica, per individuare più facilmente i concetti principali da memorizzare.

E c’è anche la possibilità di scegliere il font con cui leggere i testi della piattaforma. In questo modo chi ha difficoltà di lettura avrà la possibilità di selezionare i caratteri ad alta leggibilità Georgia oppure Open Dyslexic.

Così, affrontando la diagnosi di DSA con la giusta preparazione e il necessario supporto, la certificazione non sarà una condanna né un motivo di vergogna. Il bambino capirà quali sono i suoi punti di debolezza, ma sarà messo nella condizione di trovare il suo modo di apprendere, imparando a valorizzare i suoi punti di forza.

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