Cyberbulli al tappeto, manuale di autodifesa in Rete
Ache solo una decina di anni fa libri come Cyberbulli al tappeto sarebbero stati impensabili.
In tema di educazione digitale i primi manuali ad essere pubblicati negli anni 2000 furono quelli rivolti ai genitori e agli insegnanti, in generale concepiti per essere letti da adulti che avevano a che fare con l’assoluta novità di adolescenti costantemente “connessi” alla Rete grazie alla massiccia diffusione dei device smart.
Con questi testi si iniziavano a prendere le misure di un fenomeno emergente (la dimensione virtuale dei rapporti interpersonali) e si tentava di spiegarlo a una generazione, i cosiddetti “immigranti digitali”, che si scopriva tagliata fuori da una nuova modalità di comunicazione non solo a causa del naturale gap intergenerazionale ma anche di un eccezionale salto tecnologico in avanti.
Risale invece solo agli ultimissimi anni la pubblicazione di testi dedicati al tema dell’educazione digitale dei bambini e dei ragazzi rivolti direttamente ai giovani.
Frutto del lavoro di ascolto di associazioni come Telefono Azzurro o di editori particolarmente vicini al mondo della scuola, nascono per rispondere a una domanda di aiuto implicita nei tanti abusi e cattivi usi che i giovani spesso fanno della Rete.
Dopo aver spiegato (o tentato di spiegare) agli adulti che cosa fosse Internet, come avesse cambiato le nostre vite e soprattutto cosa fossero social network e piattaforme per la condivisione di contenuti (foto, video, pensieri…), si è giunti alla conclusione che anche i “nativi digitali”, per quanto nati all’interno del nuovo paradigma tecnologico e facilitati a comprenderlo, in realtà avessero altrettanto bisogno di essere guidati nel mondo di Internet.
Fenomeni allarmanti, come cyberbullismo, sexting, furti d’identità e scarsa tutela della privacy online, rilevati da sondaggi e ricerche sempre più frequenti a livello nazionale e internazionale, hanno portato alla conclusione che i nostri giovani vanno educati a stare in Rete. E che quindi è necessario parlare il loro linguaggio per dare esempi concreti di comportamenti adeguati e regole utili per frequentare questo complesso mondo.
Cyberbulli al tappeto di Teo Bendetti e Davide Morosinotto (edito da Editoriale Scienza) parte proprio da queste considerazioni e si propone come una sorta di manuale rivolto a bambini dagli 11 anni in su per navigare in modo sicuro nei vasti meandri di Internet. Adottando un linguaggio semplice e prendendo spunto da situazioni quotidiane (quelle che si possono verificare a scuola, nello sport, nella compagnia di amici…), spiega ai bambini innanzitutto cosa sia opportuno rivelare di sé in rete e quali “segreti” mantenere come tali nel rispetto della privacy, propria e altrui. Non ci sono allarmismi, ma la premessa è importante:
“Se arrivi per la prima volta in una grande città scoprirai che ci sono posti interessanti, ma anche posti pericolosi dove è meglio non mettere piede! Beh, internet funziona nello stesso modo, solo che è la città più grande del mondo. I ragazzi in gamba non hanno mai paura di viaggiare e scoprire, ma sanno come ci si comporta, tengono gli occhi ben aperti e imparano a difendersi!”
Attraverso le illustrazioni e le vignette di Jean Claudio Vinci e un’impostazione grafica che frammenta le informazioni dando loro le giuste priorità, vengono fornite le prime semplici regole di comportamento in rete, per poi passare a quello che è il vero cuore del libro: come si affronta un cyberbullo.
Per sconfiggere un bullo della Rete è prima di tutto necessario conoscerlo, e a questo scopo vengono descritte le diverse tipologie dei tipi pericolosi di Internet (incluse quelle dei complici, il cui ruolo non è mai da sottovalutare): il bullotto, il falso amico, il fake, il troll, l’hater, lo stalker... vengono presentati e classificati in base alla loro pericolosità.
Diversi sono i tipi di attacchi che posso sferrare: denigration, harassment, impersonation, flaming… aldilà dei nomi, l’importante è capire di cosa si tratta per fermare il crescendo delle conseguenze che tali gesti possono innescare.
Il manuale fornisce dunque le modalità per difendersi, partendo dal buonsenso e dagli strumenti più o meno drastici che gli stessi social network mettono a nostra disposizione, dalle funzioni di hide (nascondi), delete (rimuovi), kick e ban (una sospensione momentanea o definitiva da un ambiente virtuale) fino arrivare al necessario appoggio da parte degli adulti e alla scelta consapevole di allontanarsi da quella zona della Rete. Inutile dire, che la migliore difesa parte della prevenzione, dalla difesa del proprio computer e cellulare, delle proprie password ma anche della propria immagine (una foto digitale può contenere molte più informazioni di quanto si creda, come la localizzazione, il giorno e l’ora in cui è stata scattata).
L’epilogo del manuale contine molto buon senso: “Ricordati di uscire di casa. Lo abbiamo detto più volte, ma visto che è l’ultimo consiglio di questo libro, ripetiamolo un’ultima volta. La Rete è utile, è divertente ed è fantastica… ma il mondo esterno lo è ancora di più”, anche se viene da chiedersi se per i nostri figli nativi digitali questa distinzione abbia ancora senso, o se piuttosto tutto ormai non fluisca da un mondo all’altro senza soluzione di continuità.