La prevenzione di bullismo e cyberbullismo parte dalla famiglia

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La famiglia, luogo primario per la prevenzione del bullismo

Da molto tempo, almeno dagli anni ’70 del secolo scorso, il bullismo rappresenta un serio problema per i bambini, i ragazzi e le loro famiglie. Insulti, violenze, minacce e prese in giro non sono che alcune delle modalità con cui i bulli offendono una vittima. A tutto questo repertorio che potremmo definire classico, da qualche anno si sono aggiunte nuove forme di violenza perpetuate tramite strumenti digitali. Come modificare e condividere foto di altre persone senza il loro consenso, aprire pagine offensive sui social network o utilizzare le piattaforme che consentono l’anonimato per insultare.

Stiamo ovviamente parlando del fenomeno del cyberbullismo. Bullismo e cyberbullismo, però, non viaggiano quasi mai separati pur avendo delle caratteristiche distinte. In altre parole cambiano gli strumenti atti ad offendere ma restano simili i motivi che portano i ragazzi ad assumere questi comportamenti.

Anche se gli episodi di bullismo e cyberbullismo avvengono soprattutto tra i banchi di scuola, è la famiglia il luogo primario in cui è possibile fare prevenzione. Per questo i punti che seguono riguardano soprattutto la vita familiare.

Essere aperti alla diversità

Il primo posto in cui si impara il rispetto per le persone deve essere la famiglia. Spesso, più o meno consapevolmente, i genitori mandano ai figli messaggi di esclusione più che di inclusione, invitando magari a non parlare con un compagno o apostrofando la mamma o il papà di un amico in maniera negativa. Se i genitori sono i primi ad usare un linguaggio violento e aggressivo, i figli impareranno questa modalità di rapportarsi all’altro.

Bullismo e cyberbullismo nascono nel momento in cui qualcuno viene escluso o attaccato per alcune sue caratteristiche fisiche, caratteriali o psichiche. Per questo i genitori devono testimoniare modelli di comportamento positivi, non essere i primi a escludere e giudicare.

Sanzionare i comportamenti sbagliati dei figli

Non bisogna mai accettare che il proprio figlio prenda in giro un compagno di classe. Non è utile neanche mettersi in sua difesa qualora venisse ripreso dalla scuola o da altri adulti. Fin da quando i figli sono piccoli, è bene riprenderli se mettono in atto comportamenti di prepotenza verso altri e invitarli a cercare altri modi per risolvere i problemi.

Non fare il bullo

Sembrerà scontato, ma in giro è pieno di genitori bulli. Sulle chat di WhatsApp, alle recite a scuole, sugli spalti dei campi sportivi. Diventa inutile parlare di bullismo e cyberbullismo se gli adulti di riferimento sono i primi a mettere in atto comportamenti aggressivi e violenti. In questo modo ciò che si comunica ai figli è che nella vita, per avere successo, bisogna essere forti e schiacciare il più debole.

Ascoltare

Troppo spesso in famiglia non ci si ascolta. I figli parlano, raccontano la loro giornata, descrivono situazioni in cui sono stati presi in giro da un compagno di classe. In questi casi, più che intervenire andando a fare i bulli con i genitori di quel bambino o, ancora peggio, con l’insegnante, bisognerebbe dare ascolto alla fatica del figlio. Accogliere le difficoltà senza respingerle, è un modo per far sentire che nella vita ci possono essere dei momenti difficili e che possono essere superati

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Non giudicare

I figli smettono di raccontare i brutti episodi che gli capitano perché temono il giudizio dei genitori. Già si sono sentiti deboli e maltrattati a scuola, in più dover anche subire il giudizio di mamma e papà diventa eccessivo. Non giudicare significa allora dare al figlio l’opportunità di esprimersi senza doversi giustificare. Non solo. Il giudizio porta a non ascoltare con il rischio di sottovalutare la gravità della situazione. Ciò che per un genitore è solo un normale gioco tra bambini, per un figlio può essere un evento molto doloroso.

Lasciare sempre aperta la porta al dialogo

Per prevenire bullismo e cyberbullismo, facendo in modo che il proprio figlio non diventi un bullo, una vittima e neanche parte di quel silenzioso pubblico che non fa altro che osservare senza intervenire, è necessario il dialogo. I ragazzi devono potersi fidare degli adulti, che siano genitori o insegnanti. Devono potersi rivolgere a loro quando si trovano in situazioni troppo difficili da risolvere. La porta del dialogo, dell’incontro, deve allora restare sempre aperta, anche se a volte la tentazione di chiuderla, da una parte o dall’altra, è molto presente.