Tuo figlio ha problemi con le tecnologie?
A sentire i ragazzi lo smartphone viene consegnato per ragioni di sicurezza: chiamare i genitori, messaggiare quando si arriva in un posto e si è soli, telefonare in caso di pericolo. Tutte azioni correttissime, ci mancherebbe, che però non devono trarre in inganno. Gli adolescenti utilizzano lo smartphone essenzialmente per giocare, stare sui social network e chattare. Del resto, come dargli torto. Con uno smartphone è possibile svolgere numerosissime attività ed è normale che i ragazzi, esattamente come gli adulti, lo usino non solo per telefonare. Senza contare che ci troviamo di fronte ad adolescenti che, per definizione, sono curiosi e pronti a sperimentare.
Social, videogame e video: oltre al telefono c’è di più
Non penso che un genitore pensi davvero che quello smartphone servirà solo a telefonare il giorno in cui lo regala. Se lo pensa, si accorgerà molto velocemente di essersi sbagliato. Alcuni recenti dati (DQ Institute, 2018) hanno infatti evidenziato che i bambini di 8 -12 anni che possiedono uno smartphone passano in media 11 ore in più alla settimana di fronte a uno schermo rispetto ai coetanei che non possiedono questo dispositivo elettronico. Ma anche nel caso in cui un ragazzo non possieda ancora un suo smartphone, potrà molto probabilmente giocare a videogame, anche online, attraverso una console o guardare video di YouTube sulla smart TV in salotto.
Non è dunque possibile tenere i figli completamente disconnessi e, diciamolo chiaramente, probabilmente neanche così giusto. Diventa allora fondamentale capire gli eventuali problemi che si possono venire a creare per agire di conseguenza. Ecco il senso della domanda di questo articolo: tuo figlio ha problemi con le nuove tecnologie?
1) Tuo figlio non è il suo smartphone
Partiamo da qui. Dobbiamo sempre avere ben presente che la vita di un ragazzo non si esaurisce in uno smartphone o in un videogame. Questo significa che non dobbiamo cadere nell’errore di dare la colpa alle nuove tecnologie per tutte le fatiche di un figlio. I problemi che un ragazzo può incontrare in adolescenza non nascono quasi mai dentro uno dispositivo tecnologico. Piuttosto possiamo pensare che smartphone e videogame facciano emergere i problemi portandoli alla luce del sole.
2) Non parliamo di dipendenza ma differenziamo i problemi
Nel pensare ai problemi che i ragazzi possono incontrare nell’utilizzo delle nuove tecnologie la prima parola che viene in mente è senza dubbio quella di dipendenza. Non è però così corretto e proveremo a vedere il perché. Si rischia di andare a saturare un problema, una difficoltà che un ragazzo sta manifestando, attraverso una parola che non fa altro che dare la responsabilità di tutto al mezzo tecnologico. Cerchiamo piuttosto di capire che cosa fa con il suo telefono, quali sono i suoi idoli su YouTube, quali aspettative ha nel giocare a Fortnite o altri videogame. Differenziare i problemi può aiutare ad affrontarli. Mettere tutto sotto la definizione di “dipendenza”, no.
3) Fatica nel controllo
Molti ragazzi raccontano di non riuscire a darsi dei limiti di tempo nell’uso delle nuove tecnologie. Le partite a Fortnite, i video su YouTube, le notifiche di WhatsApp, le foto e le storie su Instagram, i musically su TikTok, le serie TV su Netflix… Tante, tantissime opportunità non facili da controllare. Questo discorso vale soprattutto per i ragazzi più piccoli, ma anche crescendo il tempo “perso” di fronte allo schermo non è poco. Aiutare i ragazzi a limitare questo tempo può essere molto importante, soprattutto quando sono loro stessi a farci capire che non stanno riuscendo a porsi dei freni.
4) Seguire persone sbagliate
Che siano star di YouTube, TikTok o Instagram poco importa. Il mondo dei social è pieno di influencer e aiutare i ragazzi a seguire le persone giuste può essere molto utile. Questo perché non è detto che seguire YouTuber di 25/30 anni quando si hanno solo 11 anni sia un’esperienza positiva. Tra l’altro, il rapporto che i ragazzini creano con i loro idoli è più simile a quello che si forma con un fratello maggiore o con un membro del gruppo di pari più carismatico. Per questo l’influenza di questi personaggi è così forte e per lo stesso motivo è bene che un ragazzo si avvicini a persone che postano e condividono messaggi più adatti alla sua età.
5) Postare senza testa
Anche postare senza usare la testa può essere un problema e, soprattutto a 11/12 anni, non è un comportamento così strano da incontrare. Un giovane che mette in rete parti della sua vita senza accorgersi di quello che sta facendo va immediatamente fermato e aiutato a riflettere. Se non c’è spazio per la riflessione è bene che si faccia in modo da evitargli questa possibilità di espressione (che poi espressione non è). Per stare sui social ci vuole maturità, anche se spesso non basta. Certamente non può andare bene che i ragazzini mettano le proprie foto in un posto così complicato e pieno di insidie.
Non è facile capire se un figlio ha problemi con le nuove tecnologie. Per farlo, come si sarà capito, bisogna innanzi tutto non definire dipendente il ragazzo e andare a vedere che tipo di attività svolge principalmente. Questo è il punto di partenza senza il quale diventa difficile aiutarlo ad affrontare le difficoltà. A seconda del problema, poi, si potranno agire azioni diverse tenendo sempre ben presente l’età e la maturità del figlio.