Timbuktu, iPad magazine e non solo
Per i genitori attenti alle app che scaricano per i propri figli su tablet, Timbuktu è sinonimo di contenuto digitale per l’infanzia di qualità. Timbuktu è il primo iPad magazine pensato proprio per i bambini, disponibile (per ora) solo in lingua inglese, benché a idearlo e produrlo sia un team quasi tutto italiano, tra cui Elena Favilli e Francesca Cavallo.
Il successo e i riconoscimenti per questo magazine sono internazionali e l’offerta della giovane società (la Timbuktu labs, che ha sede a San Francisco negli Stati Uniti) si è arricchita anche di titoli di app come La Candela di sego e Lo schiaccianoci, anch’essi contraddistinti dall’eleganza grafica, dalla creatività fuori dall’ordinario e dall’idea di fondo che anche il più piccolo “user” meriti attenzione e rispetto.
Abbiamo chiesto a Elena di raccontarci come è nata l’idea di Timbuktu, del processo creativo che sta dietro a ogni numero in uscita e dei progetti per il futuro prossimo. Ecco cosa ci ha raccontato.
Perché avete scelto la formula del magazine digitale per bambini, dopo quali considerazioni?
L’idea di Timbuktu è nata dalla mia tesi. Ho fatto l’ultimo anno di laurea specialistica a Berkeley. Una volta tornata in Italia è stata selezionata da Working Capital per partecipare al loro concorso e trasformare il mio progetto di ricerca in un’idea d’impresa.
Era l’inizio del 2010 e l’iPad stava per uscire e per chi come me era appassionato di editoria, giornalismo e tecnologia non poteva esserci momento migliore per iniziare a sperimentare per costruire il magazine del futuro! Strada facendo, poi, mi sono sempre più appassionata all’idea di costruire il primo iPad magazine per bambini.
L’editoria per l’infanzia, in particolare i picture book, sono sempre stati una mia grande passione (oltre ad essere uno dei pochi settori del mercato librario in costante crescita). Grazie a Francesca, che in quel periodo insegnava teatro a un gruppo di bambini e che mi raccontava della facilità con cui li vedeva interagire con gli iPhone, mi convincevo sempre più che l’idea di un iPad magazine per bambini fosse la scelta giusta.
Quindi alla fine, al concorso di Working Capital nel giugno 2010 ho presentato Mag.0, con cui ho vinto la borsa di studio. Con quei soldi ho messo insieme un piccolo gruppo di persone e ho iniziato a lavorare a un primo prototipo. E Francesca naturalmente è stata la prima persona che ho coinvolto, perché aveva seguito il mio percorso dall’inizio e perché i nostri background si completavano alla perfezione: io avevo molti anni di esperienza su giornalismo, publishing ed editoria per bambini, lei aveva molta esperienza nel campo delle creative learning strategies, dell’educazione e della direzione creativa.
Come si crea un numero di Timbuktu, quali sono i passaggi salienti nella creazione di un numero della rivista?
Di solito partiamo da un tema e poi cerchiamo di declinarlo in una serie di attività/giochi/storie collegate ai nostri personaggi. Stiamo facendo un grosso lavoro sui characters perché i bambini sono più coinvolti se si sentono parte di un’avventura condivisa con dei personaggi con cui si possono identificare. Allo stesso tempo i personaggi aiutano a tessere collegamenti tra le diverse storie e i diversi temi che vengono affrontati.
Cerchiamo sempre di avere alcune storie collegate al mondo reale, perché crediamo sia molto importante rendere i bambini partecipi del racconto delle cose che accadono nel mondo tutti i giorni, non solo di quelle immaginarie. Francesca come direttrice creativa si occupa più direttamente di questa parte e guida il gruppo di designer e developer che poi lavorano alla realizzazione della storie.
Affermate di utilizzare nelle vostre app il “metodo Reggio Emilia”: come si trasporta sul digitale?
Il metodo Reggio Emilia valorizza la creatività e l’immaginazione come strumenti di apprendimento e conoscenza attiva del mondo, dando grande risalto all’estetica e all’arte. Per un prodotto digitale questo ha ripercussioni su molti aspetti. Significa avere un design di altissimo livello nella grafica e nella user experience; significa raccontare storie mai banali; significa proporre attività che non si limitino all’esperienza sul tablet ma che possano continuare anche fuori (a casa, a scuola, in giardino); significa creare costantemente delle occasioni di scambio con gli adulti, che sono una parte attiva e fondamentale del processo di scoperta e ri-scoperta del mondo con i bambini.
Che feedback avete dalle famiglie sia in termini di user experience, sia in termini di interesse?
Il feedback è entusiasmante! Le review che riceviamo sull’Apple Store e le mail che riceviamo ci rendono sempre molto felici. Le famiglie che scoprono i nostri prodotti ne apprezzano la bellezza e la semplicità. Riconoscono la qualità del lavoro che c’è alle spalle e la diversità dell’approccio rispetto alla maggioranza delle app per bambini, che sono spesso pensate per parcheggiarli davanti a uno schermo.
Si tende a pensare che per i bambini possano andare bene anche contenuti più scadenti perché non hanno ancora sviluppato parametri di giudizio complessi. Noi invece abbiamo sempre combattuto questo approccio e i genitori lo apprezzano. E anche i bambini lo apprezzano perché sentono che Timbuktu non li tratta dall’alto in basso, si sentono trattati alla pari, rispettati e incoraggiati a esprimersi secondo le loro esigenze.
Realizzerete una versione italiana di Timbuktu in futuro? Lo avete già fatto con alcune app….
Sì, è in cantiere finalmente!
Avete altri contenuti in uscita?
Abbiamo già altre due app (Lo Schiaccianoci e La candela di sego) a breve lanceremo una app bellissima per insegnare ai bambini come si fa una buona pizza:-)
Timbuktu Magazine è soltanto il nostro primo prodotto e da lì stiamo gettando le basi per una costellazione di altri prodotti digitali costruiti a partire dai suoi personaggi che coinvolgeranno i bambini in tutte le più importanti esperienze di apprendimento e scoperta (la lettura, la musica, la matematica, il cibo, la scienza ecc).
Quello che immaginiamo per il futuro è un mondo in cui Timbuktu avrà affermato attraverso i suoi prodotti un nuovo modello educativo, fondato sui valori che sono alla base del nostro lavoro quotidiano: immaginazione, creatività, rispetto, onestà, semplicità, bellezza, qualità e coraggio.